Mentre dormo, faccio colazione, preparo Alfa e Beta per la scuola, lavoro, cucino, gioco, ricucino, rilavoro, faccio Spiderman, penso al teatro, scrivo su questo blog, leggo una fiaba, leggo tre righe di Murakami, ridormo, vedo gente e faccio cose, penso:
Ma la pentola anti aderente è cancerogena? È giusto premiarli? E punirli? Chiamo la baby sitter o mi arrangio? Preferiscono stare con me o con il grande f.other? Tutta questa tv non farà male? E il cellulare? Sto coltivando il loro tempo libero? Li sto educando alla noia? Sui compiti meglio intransigente o tollerante? Le favole ad cazzum o seguendo un preciso disegno educativo? Il gioco delle pistole lo farà diventare violento? Quello delle principesse una donna sfigata? Ha detto che sputare è bello, cosa sto sbagliando? Forse dovrei essere più severa. Più paziente. Più sorridente. Più equilibrata. Più fisica. Più chiara. Più…
take it easy.
Mi porto sul divano e mi faccio accomodare.
Vuoi una sigaretta? Dai così ti rilassi, fuma. Adesso dimmi: Perché sei così pesante? Eppure prima facevi la m.other figa, non hai mai ragionato tanto a lungo sulle cose. E lo so era facile fare la frikkettona lasciandoli in custodia al grande f.other.
E mò invece? Che è tutta sta riflessione pedagogica?
Pensandoci dalle 4 del mattino alle 7.05 scopro che la risposta è semplice:
Manca il f.other.
O meglio, manca l’elementarità del maschio. La sua superficialità intelligente, la sua capacità di sintesi/risoluzione dei problemi, il pragmatismo allo stato puro, la domanda a cui segue sempre una risposta, e non un’altra domanda.
Respira? Allora sta bene.
Sorride? Allora è sereno.
Va in bagno? Allora mangia sano.
Esprime i suoi sentimenti? Allora siamo bravi genitori.
E tu sei una brava mamma…
Sei una brava mamma
Sei
Una
Brava
Mamma
Seiunabravamamma
Ora capisco perché i figli si fanno in due. Perché c’è bisogno di un mediatore, di un filtro come quello della folletto che aspira solo il superfluo.
Una folletto senza filtro tirerebbe su le scarpe, il tappetino del bagno, il computer, il reggiseno, il dinosauro, la barbie, tutto.
Invece c’è un filtro che dice
Questo sì e questo no.
Questo serve e questo no.
E alla fine ti guardi intorno e pensi “aaah che bello quando è tutto pulito”.
Come il cervello. Che deve essere pulito. Altrimenti gira su se stesso, involve, peggiora le situazioni, non trova leggerezza e quindi pace.
Lo so. Non è il problema dell’umanità.
Il mondo va avanti anche senza una soluzione a questo spinoso quesito autoreferenziale che riguarda solo 4 milioni e 250 mila donne in Italia.
In fondo banale problema, banale soluzione.
Lasciando perdere le politiche sul lavoro, i sussidi sociali, la conciliazione lavoro/famiglia, i nidi aziendali, i gruppi di genitori separati, i viaggi premio m.other of the year.
Basterebbe ripetete con noi il mantra
Sei una brava mamma
Dai è facile! Tutti possono dirlo, è gratis e noi lo accettiamo anche se non avete figli o li avete abbandonati alla nascita.
E dopo, mettendo via la questione “li hai voluti tu i figli” che equivale a eliminare l’empatia dalla faccia della terra (perché è chiaro che non è arrivato nessun angelo a inseminarmi, ma sarebbe come dire ad un manovale edile a fine giornata “lo hai voluto tu di spaccarti le ossa a suon di mattoni”) dunque dicevo che si potrebbe aggiungere la formulazione di una domanda semplice e semplice.
Posso fare qualcosa per te?
Posso
Fare
Qualcosa
Per
Te
Possofarequalcosaperte?
E noi stupidamente vi diremo no. Ma vi ringrazieremo davvero tanto per avercelo chiesto.