INTERVISTE

 

Vi raccontiamo i nostri incontri con personaggi interessanti, attività innovative, storie di progetti appassionati trentini e non.  Uno spazio di incontro e dialogo informale con artisti e creativi trentini…e non – per diffondere, approfondire e conoscere le realtà più alternative che ci circondano…

 

 

|| CAMILLA ENDRICI – GIORNALISTA E SCRITTRICE

Intervista di Marika Mottes

link LIVINGWOMEN INCONTRA CAMILLA ENDRICI

Camilla Endrici è nata a Bologna nel 1982 e da qualche anno vive a Trento. Laureata in filosofia, giornalista radiofonica e copywriter ha da poco pubblicato per la casa editrice Giraldi il libro 194 -diciannove modi per dirlo : diciannove testimonianze di donne che hanno vissuto personalmente l’esperienza dell’interruzione di gravidanza. Astenendosi da ogni giudizio, Camilla ha raccolto queste storie ed ha dato loro voce, in una società che fatica ancora molto a trovare gli spazi in cui poterne parlare e confrontarsi. Le abbiamo rivolto qualche domanda.

“Credo che a fianco dell’educazione sessuale ci vorrebbe una educazione all’affettività. Con questo intendo un’educazione all’incontro con l’altro, al rispetto di sé e di chi ci sta di fronte, ma anche alla conoscenza di sé e delle proprie emozioni. A volte ci si trova impreparate di fronte a una gravidanza, e per questo si abortisce. È  assolutamente legittimo, ma siccome credo che sia più bello non abortire che abortire (tanto per semplificare ma essere chiara e diretta), forse prevenire questa possibilità conoscendosi meglio come donne e come persone aiuterebbe.” 

 

 

|| DOTT.SSA GIULIA TOMASI – PSICOTERAPEUTA

Intervista di Masha Mottes

link HIKIKOMORI E DIPENDENZA DA INTERNET: DI CHE COSA STIAMO PARLANDO DAVVERO?

La dott.ssa Giulia Tomasi è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Padova, ed ha conseguito anche un Master come “Esperto nelle nuove dipendenze” nel 2014. Ha svolto attività di Tirocinio presso il Centro Regionale per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ospedale Civile di Padova e presso il SerT e il SerD di Castelfranco Veneto (dove si è occupata di gioco d’azzardo patologico e tossicodipendenze). Lavora come libero professionista a Trento, effettuando consulenze e colloqui nell’ambito del gioco d’azzardo patologico, delle dipendenza da internet e altre dipendenze. Collabora inoltre con i servizi sociali in ambito minorile a Bolzano e con il Tribunale dei minori di Trento. Ha sviluppato competenze sia nel settore della sanità pubblica che nel privato sociale, avendo come principali campi di interesse la psicologia clinica, la psicologia della salute, le dipendenze comportamentali e da sostanze, oltre ai contesti familiari e relazionali all’interno del quale l’individuo cresce e si sviluppa. Si occupa di dipendenze come terapeuta  presso il suo studio privato a Trento, collabora con l’associazione A.M.A. Onlus di Trento, svolgendo lavoro di formazione e moderazione dei gruppi di auto-mutuo-aiuto e opera in qualità di facilitatrice del Gruppo per genitori con figli reclusi . Fa parte infine del collettivo di professionisti Navigareavista  che prevede progetti di prevenzione e formazione in ambito di problematiche Internet correlate nelle scuole secondarie e di primo grado.

“Cyberbullismo e dipendenza videogiochi sono due problematiche in relazione tra loro. Negli anni si è riscontrato infatti che i ragazzi che avevano subito cyberbullismo (o bullismo) erano più a rischio di sviluppare, o sviluppavano, una dipendenza da videogiochi. Se nella vita ci sentiamo emarginati, incompresi, spesso attaccati e non riusciamo a reagire a tutto questo il videogioco può rappresentare una soluzione al problema. Infatti giocando posso creare una realtà “diversa” nella quale sono diverso anche io, io divento il mio avatar.  Spesso i videogiochi scelti come “via di fuga” sono violenti, proprio perché in questo modo si può scaricare la rabbia che non si riesce a esprimere nella vita e si può assumere un ruolo diverso da quello della vittima. I benefici relazionali che possono derivare dai videogiochi riguardano tutti quei ragazzi che fanno fatica ad avere relazioni significative nella quotidianità. Magari sono ragazzi in un periodo difficile, che non riescono ad aprirsi con i compagni di classe, magari si sono appena trasferiti da altre città e non hanno instaurato relazioni di amicizia, oppure ragazzi con interessi particolari che hanno trovato in altre città gruppi di persone con cui condividono gli stessi interessi. Internet permette di superare le barriere spazio temporali e può fungere da supporto alla persona. Diventa pericoloso se è “l’unico modo” che consente alla persona di relazionarsi con gli altri.”

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|| ROBERTA DAPUNT – POETA

Intervista di Marika Mottes

Foto di D a n i e l  T ö c h t e r l e

link LIVINGWOMEN INCONTRA ROBERTA DAPUNT

 Roberta Dapunt è nata in Val Badia nel 1970. Ha pubblicato le raccolte di poesia OscuraMente (1993), La carezzata mela (1999), La terra più del paradiso (Einaudi, 2008) e Le beatitudini della malattia (Einaudi, 2013). Presso l’editore Folio (Vienna-Bolzano) è uscito un altro suo libro di poesie con traduzione tedesca a fronte dal titolo Nauz, in ladino con traduzione in tedesco a fronte (2012), ora ripubblicata anche con traduzione in italiano (Il ponte del Sale, 2017). Sempre per Einaudi, nel 2018, ha pubblicato la raccolta di poesie Sincope. Con Sincope, è la vincitrice del Premio Letterario Internazionale Viareggio Rèpaci 2018 per la Poesia. Moglie dello scultore Lois Anvidalfarei, scrive le sue opere in italiano ed in lingua ladina. La lingua della sua terra natia. La lingua madre. La raggiungo a Ciaminades, in Val Badia, su suo gentile invito.

“Il territorio è come le fondamenta per una casa, è molto importante. Per ogni cosa ci vogliono un luogo, una persona e un tempo. Questi sono luoghi che sicuramente non indietreggiano, che non si tirano indietro e ti mettono continuamente a confronto nella loro normalità radicale, così almeno mi piace chiamarla. È un difficile faccia a faccia, poiché l’uomo perderà prima o poi ogni gesto di sfida contro. Io non ho mai avuto intenzione di sfidare la natura, ma il ritmo dettato da questa normalità radicale, è a tutti gli effetti una sfida dell’esistenza. Esserci, qui e ora, nella misura concessa, e fare di questa la migliore esperienza possibile. Nelle difficoltà e nelle mancanze, ma anche nella bellezza e nell’opportunità di starci dentro.”  

Roberta Dapunt Photo Daniel Töchterle

 

 

|| STEFANO PIETRO DETASSIS – ATTORE

Intervista di Marika Mottes

Foto di Francesco Franzoi

link LIVINGWOMEN INCONTRA STEFANO DETASSIS

“Vedo molti che urlano forte un’ovvietà che… non so. Nell’era dell’iper celebrazione del sé, dovremmo fare un volantino dove manco la faccia: Sconosciuto si candida. Adesso esagero, però sarebbe una bella provocazione. E’ che non mi piace l’atteggiamento dell’“ho ragione io”.Oggi ognuno urla la propria ragione. Molte persone, persone intelligenti, hanno scelto e deciso che questo è un modo giusto di fare. Questo, per me, è pericoloso. A me piace pensare che ci siano comunque scrittori e poeti sconosciuti che hanno scritto dei capolavori, e che noi un giorno li scopriremo. Questo lo spero, sì. Quindi non è che sono catastrofista. Però un po’ le balle girano. Parecchio. Ma ci sono anche delle piccole rivoluzioni. Solo che non hanno una grande visibilità. Quando Michelle Obama faceva il suo orticello, dava un esempio. Come diceva anche Pasolini, solo l’esempio può creare qualcosa. Prima di tutto siamo noi singolarmente a cambiare il modo di vedere le cose e di approcciarci al mondo. E allora forse questo muove anche qualche cosa.”

 

|| GIOVELAB – TRENTINO – IMPRENDITRICE

Intervista di Masha Mottes

Foto Lucia Semprebon

link LIVINGWOMEN incontra GIOVELAB

Qui in Trentino, a Pergine presso ALL WHITE – Via Crivelli 71 – Pergine Valsugana (TN)

Tutto invece è acquistabile dall’ onlineshop GIOVELAB

Pagine Facebook: ALL WHITE / GIOVELAB FAVOURITE THINGS

“Il concetto che amo trasmettere è la sobrietà nel consumo: poche cose, però fatte bene, che abbiano un’anima e che durino negli anni. Oggetti che possano essere trasmessi ad altre generazioni.

Ai maker invece direi che sono contraria alle collezioni stagionali, che di volta in volta spazzano via quello che c’era prima. Questo vale per le creazioni di abiti di moda come per quelle di oggettistica per la casa.

Nella mia visione ogni anno c’è qualcosa di nuovo che si può combinare tranquillamente con quello che è stato fatto tre anni prima; quindi non c’è il problema che ne risulti un pasticcio. Deve essere tutto abbinabile liberamente e in maniera allegra.

E poi c’è l’idea di trasparenza: è giusto che la provenienza e la produzione del prodotto siano trasparenti. Come ad esempio con l’etichetta Who made my clothes. E questo vale anche per il prodotto cheap, che comunque racchiude un lavoro, anche se di altro tipo e con un’altra etica. Senza voler demonizzare nessuno, il consumatore ha diritto ad essere consapevole della scelta che fa.”

GIOVELAB  DI GIORGIA BRUNELLI
LOC. MASI DI MEZZO 72
38057 PERGINE VALSUGANA (TRENTO)
CONTACT INFO@GIOVELAB.IT +393479138288
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Tablewear Giovelab

 

||PATRIZIO CAVALLAR/BABA DEL LATTE – CLES – ARTISTA 

Intervista Marika & Masha Mottes

Foto Francesco Franzoi

link LIVINGARTISTS incontra PATRIZIO CAVALLAR/BABA DEL LATTE

Sito Web http://babadellatte.blogspot.it/

Pagina Facebook Baba del Latte

Carta, polimeri, combustibili fossili, idrocolloidi, colle industriali , barattoli, tibie di cinghiale, teschi animali, protesi dentali, calchi di mani e di dita, micro-organismi, paraffina, biglietti da 5 euro, citazioni religiose, neo-sciamanesimo, numerologia, ricerca d’identità, creatività, critica ai social-networks ed alla chirurgia estetica, apocalissi varie ed eventuali, trasformazione e rivoluzione dal basso. Tutto questo è Patrizio Cavallar, nato il 22 Gennaio 1988 a Trento, in arte Baba Del Latte. Ha esposto in trentino e fuori con collettive e personali,  suscitando sempre interesse per il suo lavoro sia tecnicamente che comunicativamente. Fra le sue partecipazioni Paratissima di Torino ed una personale a Milano (Monolite). E’ inoltre stato selezionato per il Premio d’Arte Giovani Industriali di Bologna. Sua una personale anche a Trento (In_da_Vudd) ed ora la sua ultima esposizione personale di pittura e scultura il Bababestiario a Cles, in Val di Non, suo luogo di origine. Sculture, pittore su tela e  su stampe, di graffiti su muro ed incisore. Il suo curriculum è un susseguirsi di mostre e concorsi. A Paratissima (fiera di arti e  fotografia contemporanee, nata come manifestazione off di Artissima, fiera internazionale di arte contemporanea, è diventata in pochi anni uno degli eventi di riferimento nel panorama artistico a livello nazionale) nel 2011 ha presentato raffigurazioni di mani che si cercano, braccia crocifisse, pugni che reggono scheletri di ombrelli: la critica lo accoglie con entusiasmo, definendo le sue rappresentazioni “tese, realistiche, cariche di lotta, di sofferenza e, al tempo stesso, di speranza.” Si diploma in oreficeria e arte di metalli all’Istituto Vittoria di Trento, prosegue gli studi laureandosi con 110 al corso di scultura presso l’Accademia delle Belle Arti a Bologna nel 2011.

  • L’arte per me è proprio la mancanza di compromesso: è il suo bello e il suo brutto. Non ci sono sfumature di grigio. O fai o non fai.  …Magari ci farò uno studio per il prossimo mio lavoro sui “pioci rifati“.*

* “pioci rifati” è un’espressione trentina: indica i poveri che si sono arricchiti. Nel dopoguerra un po’ alla volta tutti noi italiani siamo diventati “americani” – ma non dovremmo dimenticarci mai che siamo stati gente povera e di origine umile. E che abbiamo lasciato la povertà solo da sessant’anni, ndr.

 

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Ptrizio Cavallar in arte Baba del Latte – Photo Francesco Franzoi

|| JÖRG ZEMMLER – VIENNA/SIUSI – ARTISTA POETA E MUSICISTA

Intervista Marika Mottes 

link LIVINGARTISTS incontra JÖRG ZEMMLER

Sito Web joergzemmler.net

Canale YouTube   jörg zemmler

      Soud Cloud  sunday bobjoerg zemmler

Jörg Zemmler vive tra Vienna e Siusi (Alto Adige), e lavora in modo interdisciplinare e sperimentale. Nato nel settembre del 1975 a Siusi, frequenta più tardi l’università di Inssbruck. Si trasferisce poi a Vienna dove nel 2006 è stato il vincitore del concorso per le canzoni di protesta Fm4, campione austriaco del poetry slam nel 2009 e nel 2013 ha vinto il premio Ö1 “Hautnah”. Nel 2015, è stato pubblicato dalla casa editrice indipendente  Klever (Vienna) il suo libro di poesie “papierflieger luft”. Sempre nel 2015 esce l’album  Own Standards” del duo musicale pop-elettronico di cui fa parte: i Sunday Bob. Da pochissimo è uscito il suo ultimo lavoro, Airplay. La presentazione del cd con installazione il 6 febbraio scorso alla Galleria Prisma della Südtiroler Künstlerbund di Bolzano. 

“Credo e spero che le cose che io faccio possano dare alla gente un po’ di consolazione. Sì. E credo che il mondo come funziona oggi sia un grandissimo caos. E ci sono cose che ho fatto che corrispondono a questo caos, così uno si può sentire meno da solo. E ci sono altri lavori che sono contro il caos che provano a fare un po’ di ordine, e che possono consolare in questo modo. In molti lavori artistici si può trovare questo, non solo nei miei. E per questo credo che l’arte faccia bene alla salute.”

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||ALESSANDRA FAGGIANO – BOLZANO – RADIO TANDEM

Intervista Marika Mottes

link  DONNE IN RADIO: FRANCESCA FAGGIANO E CUARTA CLASSE

Pagina facebook Cuarta Classe

Website & Streaming RADIO TANDEM

Radio Tandem. Dove è iniziata l’avventura radiofonica di Alessandra, alla storica radiotrasmissione Cuarta Classe (in onda tutti i martedì dalle 21,15 alle 22,30 – 98.400 Mhz/streaming). 

Lì conosce anche Claudia Carloni da poco arrivata alla regia del programma. Diventano subito  amiche, ed è così che le donne entrano attivamente a far parte della trasmissione radio.

-“Io e Claudia abbiamo iniziato a fare cose, ed Oscar si è adattato. Forse in realtà un po’ ha anche dovuto. E’ stato molto disponibile a lasciarci fare, e la cosa ha funzionato. Ha funzionato perché c’è alla base un grande rispetto dei ruoli da parte di tutti e 3. In radio far combaciare i tempi, soprattutto quando sei in diretta come lo siamo noi, è fondamentale. Ma la cosa bella è l’amicizia fra noi, che è anche il motore della trasmissione stessa. E questo riesce a passare, per questo abbiamo un seguito. Ne sono convinta.”

-Quali sono le novità che avete portato tu e Claudia?

L’idea più rilevante è stata quella di invitare ogni settimana degli ospiti. Chiunque può partecipare. Noi diamo spazio a tutti. Basta mettersi in contatto con noi direttamente e chiedere di partecipare attraverso il sito web della radio.

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||AGITU IDEO GUDETA – TRENTINO – IMPRENDITRICE

Intervista Masha Mottes

Foto Lucia Semprebon  

 LINK LIVINGWOMEN INCONTRA AGITU… E LE SUE CAPRE FELICI

Pagina Facebook La Capra Felice

Sito Web  http://www.lacaprafelice.com/

“Il Trentino mi piace, sono una montanara. Adis Abeba e’ a 2338 mt dal mare, qui ho trovato la mia seconda casa, quando vedo queste montagne mi si apre il cuore” (e a sentirla parlare così il cuore si apre anche a noi). Sociologa etiope fuggita da un paese della cui crisi economica e sociale si parla troppo poco, arrivata in Italia per restarci nel 2010 Agitu Ideo Gudeta ha ideato un progetto per il recupero di terreni abbandonati e razze rustiche del #Trentino e ha messo su La Capra Felice, una piccola azienda agricola con 130 capre locali, tutte in via d’estinzione. Oggi un modello di produzione bio che rispetta l’ambiente, e che per questa fine d’anno ha in serbo molte novità fra cui una linea di creme di bellezza al latte di capra non pastorizzato.

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Agitu Ideo Gudeta e la sua nuova linea di bellezza a base di latte di capra – Foto Lucia Semprebon

|| LE AUTRICI DELLA MOSTRA LIBERE E SOVRANE LE 21 DONNE CHE HANNO FATTO LA COSTITUZIONE – ROVERETO – COLLETTIVO

Intervista di Masha Mottes & Lucia Semprebon 

LINK LIVINGARTISTS incontra le autrici di LIBERE E SOVRANE

Pagina Facebook  Libere e sovrane

“Nel 2016 ricorreva la celebrazione del 70esimo anniversario del voto alle donne, e l’idea ci spiega Micol, è stata di “focalizzarci su un progetto che potesse dare risalto alla presenza, al contributo e all’impegno che hanno apportato le 21 donne presenti all’Assemblea Costituente nella formulazione della Carta Costituzionale. Un argomento di cui non si conosce molto; è emblematico pensare che nell’espressione comune rispetto alla Costituzione vengano citati esclusivamente i “Padri Costituenti”. Questa è una grave lacuna perché l’entrata delle donne nelle istituzioni politiche è stato un passaggio storico epocale e queste 21 donne sono le prime donne nella storia d’Italia ad entrare a pieno titolo nel governo della cosa pubblica, una rivoluzione.”

Nel 1946 viene di fatto introdotto per legge il Suffragio Universale in Italia: le donne durante le amministrative rispondono in massa e anche durante il referendum del 2 giugno, che avviene contestualmente all’elezione dei componenti dell’Assemblea Costituente, l’affluenza femminile supera l’89 per cento; sono candidate 226 donne e ne vengono elette 21 (su un totale di 556 eletti).

 

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|| NICCOLO’ NARDELLI – TRENTO – ARTISTA DI STRADA

Intervista di Federica Garzetti 

LINK LIVINGARTISTS meets #NICCOLONARDELLI

Pagina Facebook  Mercante di Gravità

La verità è che tutto è stato più semplice del previsto: perché Niccolò è arrivato dentro un’enorme bolla blu. Non solo: è arrivato aggrappato alla mano della sua Anna. Anna gli ha tenuto la mano per un’ora intera: io la ringrazio perché Niccolò è un essere speciale. E la cura di quella mano mi dava la misura del mio sconfinare. Ci siamo chiusi in un ufficio della scuola che mi garantisse non dico l’insonorizzazione, ma almeno un po’ di atmosfera ovattata. E siamo partiti.

“I miei genitori sono sempre stati contenti di quello che ho deciso di fare: ma è comunque una scelta radicale e non semplice. Bisogna continuamente spostarsi, abituarsi a ritmi diversi di volta in volta. Per quanto riguarda invece i miei coetanei, non mi sono mai trovato del tutto a mio agio con loro; a volte nemmeno con i miei amici.

Credo di avere una concezione diversa della vita. Ho l’impressione che loro non trovino un senso in quello che faccio. Anche da piccolo ero un bambino vivace, ma un po’ isolato forse. E’ che sono stato spesso ammalato. Questo mi ha spinto probabilmente ad essere riflessivo: a cercare prima la mia strada e solo dopo ad andare verso gli altri. La malattia ti insegna velocemente a distinguere le priorità.”

 

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|| SELENA LEARDINI – RIVA DEL GARDA – PITTRICE POP SURREALISTA

Intervista di Masha Mottes & Lucia Semprebon 

LINK LIVINGARTISTS meets #SELENALEARDINI

Pagina Facebook  Selena Leardini

Instagram selenaleardini

Selena Leardini artista veronese poi trasferitasi in Trentino. Frequenta la Scuola d’Arte a Vicenza, dove si specializza in graphic design e design della moda. Attualmente vive a Riva del Garda,  e da poco ha aperto il suo studio ad Arco. I suoi ritratti noir, o meglio noir surrealisti, si ispirano alla Lowbrow-art ovvero di quel movimento pop-surrealista  che si è dichiarato contro le gallerie dai prezzi impossibili e dai critici strapagati. Le sue opere sono ispirate all’infanzia del passato, in particolare alle vecchie fotografie di bimbi e bimbe in bianco e nero che colleziona. Queste sue illustrazioni sono impreziosite da vecchie cornici di cui è sempre alla ricerca in negozi di antichità ed ovunque possano essere scovate.

Non voglio trasmettere né tristezza né dolore, i miei bambini sono sospesi in un limbo che guardano all’esterno, alcuni hanno con sé un oggetto, un amico.  Ed anche quelli che possono sembrare dei fantasmini in realtà racchiudono il concetto di farsi amica la paura. Rappresentano l’adolescenza e, soprattutto, l’infanzia dove i bambini portano dentro di sé i loro angoletti bui, le loro paure. Alcuni di loro abbozzano dei sorrisi, altri ti guardano espressivi e silenziosi ma con gli occhi pieni di domande alla ricerca di attenzione; come potevo essere anch’io da piccola. Mi è capitato solo una volta che un bambino non piccolissimo non volesse entrare in casa per via di un quadro. E’ successo anche che alcune persone trovassero le mie opere inquietanti ma che poi tornassero a prenderle perché gli era arrivato qualcosa. L’infanzia è fatta di una manciata di anni, dura poco ma segna la nostra vita e parla già di come sarà un adulto. Quello dei bambini è il mio mondo, trovo subito empatia. Il loro linguaggio è il mio linguaggio. Realizzo i miei set fotografici, le scenografie, i vestiti e gli accessori per immortalare i bambini in fotografie che poi trasformo successivamente in opere pittoriche”

 

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|| ALINA MARAZZI – MILANO – REGISTA

Intervista di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #ALINAMARAZZI

Pagina Facebook  Alina Marazzi 

-Cosa intende lei personalmente per parità e differenza di genere?

-La questione uguaglianza/differenza è una questione fondamentale per me. Ma è interessante soltanto se applicabile a tutte le categorie. La teoria di pensiero della differenza, della diversità andrebbe applicata a tutto ciò che ci circonda. Non solamente alla questione maschio-femmina… uguale-diverso; piccolo-grande; ricco-povero…

Alina Marazzi, milanese di nascita, dopo aver lavorato come aiuto regista per il cinema e aver collaborato con lo Studio Azzurro, per il quale ha curato riprese e montaggio della videoinstallazione Less aesthetics, more ethic, si è dedicata ai documentari su temi sociali, conducendo fra l’altro dei laboratori audiovisivi a San Vittore e lavorando al progetto Fabrica. Il suo primo film-documentario, Un’ora sola ti vorrei, ha ottenuto la menzione speciale della giuria al Festival del cinema di Locarno e il premio per il miglior documentario al Torino film festival. Nel 2005 ha diretto Per sempre, film documentario su alcune comunità monastiche femminili italiane.

Nel 2007 dirige Vogliamo anche le rose (85′), documentario poetico su quindici anni di lotte per l’emancipazione sociale della donna che intreccia il piano privato con la storia collettiva attraverso l’uso di filmati di repertorio e frammenti di diari.

Nel 2012 esce nelle sale Tutto parla di te (83′), film lungometraggio sul tema dell’ambivalenza materna, film di finzione intrecciato con altri linguaggi artistici, danza, animazione, fotografia d’autore, filmati d’archivio, interpretato da Charlotte Rampling e Elena Radonicich. Premio Tao Due Camera d’Oro come miglior regista emergente al Festival di Roma 2012.

Nel 2014 realizza Confini, cortometraggio con filmati d’archivio dell’Istituto Luce sulla Grande Guerra e versi poetici di Mariangela Gualtieri. L’episodio è inserito nel film collettivo 9×10 Novanta. È figlia dell’antropologo Antonio Marazzi e pronipote dell’editore svizzero Ulrico Hoepli.

Filmografia:

  • L’America me l’immaginavo, storie di emigrazione dall’isola siciliana di Marettimo (1991)
  • Il declino di Milano, un ritratto della «capitale morale» alla vigilia di Tangentopoli (1992)
  • Mediterraneo, il mare industrializzato (1993)
  • Il Ticino è vicino? (1995)
  • Ragazzi dentro – Il mondo visto dai ragazzi reclusi nelle carceri minorili italiane (1998)
  • Il sogno tradito: i bambini di strada raccontano la Romania a dieci anni dalla caduta di Ceausescu (1999)
  • Un’ora sola ti vorrei (2002)
  • Per sempre (2005)
  • Vogliamo anche le rose (2007)
  • Milano 55,1. Cronaca di una settimana di passioni (2011)
  • Tutto parla di te (2012)
  • 9×10 Novanta (2014) (Episodio “Confini”)
  • Anna Piaggi, una visionaria nella moda (2016)

 

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Alina Marazzi, regista

||ANTONELLO VENERI – BRASILE/TRENTO – FOTOGRAFO

Intervista di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #ANTONELLOVENERI

Sito Web  http://antonelloveneri.com

Instagram antonelloveneri

” I soggetti che fotografo desidero farli sentire Belli, importanti e non ho la falsa presunzione di dare loro una cosiddetta “dignità”, dignità e’ una parola strausata ed abusata –  Ed inoltre sono convinto profondamente che tutte queste persone ce l’abbiano già, la loro dignità. Si dovrebbe essere super rispettosi sempre in questo lavoro. La mia gratitudine verso le persone che mi hanno regalato degli sguardi, del tempo delle loro vite, e’ grande. Considero tutto questo ogni volta un regalo. Mi sento in debito e spero che arrivi questo mio sentimento di rispetto e gratitudine verso persone a cui viene data troppo poca voce e che sono lasciate economicamente – e non solo – ai margini.”

Antonello Veneri, nato a Tione di Trento nel 1973. Dal 2009 vive e lavora in Brasile. Ha pubblicato su quotidiani e riviste nazionali e internazionali (National Geographic Italia, National Geographic Brasil, Le Monde, El Pais, Folha de São Paulo, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Vice, Carta Capital, Yorokobu, …), e le sue immagini sono già state pubblicate in libri, mostre, musei e gallerie (MAM, Museo delle Fotografia di Bahia, …). Collabora con il Ministero della Salute del Brasile (Fiocruz) e diverse ONG nazionali e internazionali. Sviluppa progetti di documentazione sociale che narrano storie e vita quotidiana della periferia delle principali città brasiliane. Nel 2014 ha vinto il National Geographic Award “Il mio viaggio” per il miglior reportage con un lavoro su Salvador da Bahia. Nel 2016 vince il Premio Persio Galembeck, è finalista del Lugano Photodays ed è scelto tra i migliori lavori fotografici della Lensculture Street Photography. Nel 2017 vince due premi Canon Brasil, il Premio aMore Award ed é selezionato tra i cinque migliori saggi al Felix Schoeller Photoawrds cat. Ritratto All’attività di fotografo affianca quella di insegnante con workshop e conferenze in scuole di fotografia (CIS Magdalene, Alma Gallery) e nelle principali università brasiliane (UFRJ, FMU, UFBA, UFC, ecc …). L’esposizione sulle carceri brasiliane APAC “Dall’amore non si fugge” è stata a Rimini, Milano, Madrid e Lisbona.

 

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||MATTEO ROMA – TRENTO – DJ & SENIOR AUTHOR presso DJMAGAZINE ITALIA

Intervista di Maria Vittoria Keller 

LINK LivingArtists meets #MATTEOROMA

Djmag Italia http://www.djmagitalia.com/author/matteo-roma/ 

Matteo Roma parla con passione di ciò che fa, valutando con rammarico la situazione trentina. I locali realmente interessati a spingere progetti alternativi in ambito musicale sono scarsi e di conseguenza tante sono le difficoltà per chi propone una vita notturna differente. Gli stessi addetti ai lavori, troppo spesso percepiscono una naturale ed auspicata concorrenza come una minaccia da boicottare o minimizzare, perdendo il valore aggiunto del “fare rete” fra professionisti ed appassionati. Il risultato è che le occasioni per ascoltare musica di qualità scarseggiano e i vari meritevoli progetti, pur presenti anche se poco noti, finiscono con il boccheggiare sommersi da limitazioni e divieti.

Una grossa perdita considerato con quanta passione e merito singole realtà cerchino di ritagliarsi uno spazio all’interno di un panorama che sarebbe certamente arricchito da sfumature differenti ed innovative, che con coraggio e coerenza si scostano dalle tendenze più “facili” e commerciali.

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Matteo Roma, Giulia Curti Ph

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||MATTEO CRETTI – TRENTINO –  …

Intervista di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #MATTEOCRETTI

Come di consueto quando concludiamo la nostra chiacchierata per la rubrica, chiedo a Matteo quale pensiero ci tiene a far arrivare attraverso questa intervista. qualcosa di personale che lo rappresenti e che non sempre l’artista riesce a far passare attraverso ciò che fa. Qui la sua risposta:

 

“Mi preme dire che non mi riconosco come un artista. Rifiuto a prescindere questa definizione per il rispetto che porto verso chi l’arte se l’è guadagnata o chi è morto ricercandola. Non mi definirei neanche un falegname, né un designer, né uno scultore; ma piccoli segmenti di ognuno. Non è che non voglio una definizione ma mi sento un’accozzaglia di tutto questo senza un fine concreto. E questo è il mio rapporto con la materia: non faccio pensando a cosa farne di quella cosa. Per me è secondario. Preferisco un profilo basso. Questo è il mio gioco, il mio passatempo e tale deve rimanere. Il fatto che abbia suscitato un certo interesse stupisce me per primo”. 

Il pensiero ed il messaggio dietro al fare queste cose è imparare a vedere le cose in modo diverso, farne un utilizzo diverso. Ed a Matteo piacerebbe che questo potesse accadere anche nella vita di tutti i giorni…

 

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|| ILARIA GASPEROTTI  – TRENTINO – ILLUSTRATRICE 

Intervista di Masha Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #ILARIAGASPEROTTI

Pagina Facebook Ilaria Gasperotti

Instagram kilari.illustrations

“Sì, sicuramente sono cresciuta, maturata, ho conosciuto la femminilità e questo ha fatto mutare anche la mia rappresentazione della figura femminile. Le mie illustrazioni sono molto autobiografiche: ci metto dentro me stessa: i miei sogni, le mie paure, la mia malinconia. Quando le osservo mi ritrovo in loro sia nell’espressività che nella fisicità: specialmente nei momenti di introversione e di introspezione che possono durare dei giorni come alcune fasi della mia giornata.
Vedo ragazze adulte che stanno per entrare nel mondo degli adulti, mi ci rivedo, trovo che il messaggio che possano trasmettere si nel contempo la volontà di crescere ma anche quella di restare piccole. In alcune tavole sono presenti le mie paure interiori, quelle legate alla mia crescita e quelle invece più esteriori legate a come vedo il mondo esterno, le prospettive per il futuro, la confusione; sentimenti che posso trovare anche nei ragazzi della mia età. Naturalmente il mio percorso di crescita e di esercizio mi ha permesso anche di aggiungere nuovi elementi: fiori, vegetali, animali che hanno reso la trasposizione del mio mondo più articolata e complessa. All’inizio non avevo nemmeno considerato questi elementi ma introdurre la Natura è stato un modo di completare.”
 

 

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Ilaria Gasperotti, Illustratrice

||RIFIUTI SPECIALI – TRENTO – COMPAGNIA TEATRALE   

Intervista di Marika & Masha Mottes

LINK LIVINGARTISTS meets #RIFIUTISPECIALI

Pagina Facebook: Rifiuti Speciali

Vimeo https://vimeo.com/user16982506

Quella di incontrarsi in tant@ per la nostra Aper-Intervista, sta diventando un’abitudine. Una bella abitudine. Questa volta siamo in 5: un bel 3+2. La Compagnia “Rifiuti Speciali” (Manuela Fischietti, Ornela Marcon, Beatrice Uber) e le “Sorelline M.M.”. E’ stato rocambolesco combinare gli impegni di tutte, ma ce l’abbiamo fatta! Ci abbracciamo come se avessimo appena vinto il Premio Nobel ed alziamo allegre il primo bicchiere dirigendoci ai divanetti del piano superiore per metterci comode a chiacchierare… Parliamo liberamente dello spettacolo M.Other (che io e sorella abbiamo visto insieme alla rassegna estiva Pergine Spettacolo Aperto, e che è stato la grande spinta a desiderare fortemente questo incontro da parte nostra) ma anche di noi stesse, perché è un intervista e spesso nelle interviste ci si “annusa” un po’ prima di arrivare al punto. Queste tre donne ci raccontano tre femminilità diverse che si esprimono con linguaggi diversi (stiamo sempre parlando di attrici di teatro!) ma con una visione evidentemente vicina nel concepire il ruolo di essere mother”. Quello che voglio dire è che, ognuna nella sua visione (anche se Beatrice per il momento nella vita non è ancora una mamma, n.d.r) cerca comunque di lasciare uno spiraglio alla donna che troppo spesso giace esanime dietro al ruolo di madre. Quello che voglio dire è che dietro al dolce ma anche spietato ruolo di essere madre, ovvero colonna portante nella vita di un figlio, è forte la spinta all’autoironia, alla ricerca della leggerezza, a sdrammatizzare una figura che a volte anche nei confronti della società, del lavoro e delle stesse altre donne mette con le spalle al muro. Come se si fosse costrette a volte a dover abbandonare la propria femminilità, “dissolutezza”, mettetela pure come vi pare. Forse a prendere le distanze dalla parte più libera e selvaggia di sé perché una sorta di consuetudine, di legge non scritta, prevede che sia per tutte così . E la cosa più incredibile è che a volte questo conflitto, questa ansia da prestazione esagerata nei confronti di questo ruolo fa in modo che il censore prenda vita anche dentro di sé, una sorta di donna-contro-madre che emerge dal profondo della propria interiorità.

 

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||RANIERO REALE – ITALIA – TATTOO MASTER

Intervista di Serena Perini 

LINK Tatuare nella terra degli uomini

Pagina Facebook Raniero Patutiki

Cercando informazioni sul tatuaggio “polinesiano” -poi spiegherò perché il virgolettato- mi sono rituffata nel mare della mia adolescenza e giovinezza, dove gli dèi e le dee erano tanti e variegati e uno di essi era Corto Maltese, quello del primo racconto nel quale appare assieme al suo amico-nemico-alter ego Rasputin, Una ballata del mare salato. A dire il vero il racconto è ambientato in Melanesia però, sull’onda delle emozioni, nella mia testa il Pacifico è, in qualche modo, unitario, anche se, proprio approfondendo personalmente e parlando con Raniero, è molto chiaro che non lo è, né da un punto vista antropologico-culturale, né linguistico.

 

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|| ELISEO FRANCHINI – TRENTO – TATTOO MASTER

Intervista di Serena Perini 

LINK LivingArtists meets #EliseoFranchini

Pagina Facebook Eliseo Franchini

Instagram Hirsch Tattoo Lab

E’ molto piacevole, rilassante e, direi “nutriente” parlare con lui, parlare della sua naturale inclinazione verso tutto ciò che è arte, immagine e moda: proprio il suo percorso fatto di senso del colore, della forma, del “bello”, (Eliseo ha frequentato l’Istituto d’arte “A.Vittoria” di Trento) ma fatto anche di altri elementi come la concretezza che viene dal lavoro manuale (la sua famiglia  ha una ditta che di costruzione di tetti, dove per un periodo ha lavorato) ed anche la fatica fisica, l’allenamento, -elementi che vengono dal mondo dello sport-, come maestro di sci (ora Eliseo si dedica al telemark), compongono la figura di un artista che ha avuto a che fare con diversi aspetti della vita, da quelli più teorici ed astratti, a quelli più pratico-pragmatici, contribuendo a formare una personalità ricca di sfaccettature. Eliseo è un artista, un imprenditore, un tattoo artist, un amante della montagna e dello sport, un amante della cucina, una persona con un gusto estetico preciso e non banale che emerge da vari aspetti. E’ anche una persona sensibile e seria che sostiene come sia importante entrare in comunicazione empatica con chi desidera un tatuaggio, indipendentemente dalla grandezza o dal soggetto del tatuaggio. “La massima espressione del tatuaggio per me è proprio vedere un vestito, per sempre, no? E’ il tuo vestito…non te lo togli più, è personalissimo…difatti, probabilmente, è proprio per quello che io dedico molto tempo nel parlare con le persone, sentire quello che vogliono rappresentare nel tatuaggio per renderlo più personale possibile, non tanto per rappresentare la mia arte ma per rappresentarglielo al meglio. Io metto a disposizione la mia capacità e insieme creiamo qualcosa…è importante interagire con le persone: ognuno ha qualcosa da raccontarti e questo arricchisce di più”. 

 

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||RUDI ZANOTTI – TRENTINO – DESIGNER DEL LEGNO

Intervista di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #RUDIZANOTTI

Pagina Facebook Rudi Zanotti

Non è un caso che abbiamo lasciato trascorrere qualche tempo dopo la pubblicazione dell’articolo sul quotidiano locale Adige relativo all’opera di Rudi Zanotti “I sistemi fallibili”, da Rudi trasportata e letteralmente depositata sotto la cupola del museo Mart di Rovereto. La motivazione è che il lavoro di Rudi, le sue opere ed il suo percorso partono da molto più lontano, e arrivano altrove. E quanto successo all’opera in questione, è soltanto un episodio all’interno di una storia ben più interessante che cercheremo di raccontare almeno in parte. Quello de “I sistemi fallibili” è stato un escamotage per liberarsi dell’opera “Visto che era da tempo che cercavo di contattare il museo per poter ricevere l’autorizzazione, ad un certo punto ho deciso di portarla lì ugualmente”. Se gli chiedi che fine abbia poi fatto la sua opera, ti risponde ridendo che lo scopo era liberarsene, e che non ne sa più nulla.

“Porto avanti le mie cose secondo i miei modelli, mi piace l’idea di arrivare all’atto creativo di fare l’opera d’arte. Di quell’opera avevo pensato di farne quella cosa lì già da due anni in qua. Alla fine, l’ho fatta.Io l’ho portata lì. Ora posso proseguire con il resto. Quel giorno è venuto un mio amico contadino e compaesano a trovarmi e mi ha detto “Ho visto il giornale, bel quel cor” (bello quel cuore). E io ero felice. Quello che conta per me è che io da quel momento lì in poi mi sono liberato, anche se attraverso tutta quella messinscena.”

Questa è la premessa, questo è Rudi Zanotti.

 

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||MANUEL SICCHIROLLO  – TRENTINO – FRONTMAN

Intervista di Marika & Masha Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #MANUELSICCHIROLLO

E tu Manuel, come ci sei arrivato, al tuo qui ed ora?
 
 “Io sono partito dall’xyz per arrivare all’abc… Alla fine siamo noi che la creiamo la scena musicale: con le  nostre teste“. 
 
Si fa strada una domanda difficile: quale differenza passa fra bello e brutto in senso artistico, qual’è la linea di separazione?
 
“E’ così semplice la differenza fra bello e brutto, alla fine. Ma dire mi piace o non mi piace spesso è frutto di un processo estremamente semplificante che con la semplicità non  ha nulla a che fare. (“La tua semplicità non semplifica, Max” da un testo di Paolo Conte, n.d.r.). Quando sei dentro ad un processo creativo, arrivi ad un certo punto che ci sei talmente dentro che non capisci più se quello che stai facendo è bello o brutto. Sei ebbro.  E’ a questo punto che pesa il parere esterno, ed è giusto che ci sia e che pesi, perché in questa fase è ciò che ti permette di creare qualcosa di bello. Poi, a volte, bisogna anche fare qualcosa di brutto.”
 
 
 
 
 
 

 

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||GIPSY RUFINA – CITTADINO DEL MONDO – MUSICIAN & HOBO

Intervista  di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #GIPSYRUFINA

Pagina Facebook Gipsy Rufina 

Sito Web http://www.gipsyrufina.com/

Tornato dal Sud del Brasile da due mesi sta portando in questi giorni in giro per il nord Italia alcune date da solista mentre a Gennaio è in uscita il nuovo disco. Si tratta di un progetto work-in-progress che ancora non ha un titolo definitivo. I dischi precedenti spesso sono stati pubblicati da una cordata di etichette (Soace Stalking etichetta Svizzera, Burning Sound e Risonance e l’etichetta italiana Full Tribe) in modo da permettergli di fare uscire il suo lavoro esattamente come lo aveva pensato.

Gli chiedo quali sono le cose che vorrebbe uscissero di lui da questo pezzo, e ve le riporto il più fedelmente possibile: la musica come il frutto che nasce dal viaggio e dalla strada; l’indipendenza portata avanti attraverso il motto do it yourself ;  l’essere sempre in evoluzione, in contatto profondo con quello che sei e fai.

 

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||MARCO MARIGHETTO MANARA – TRENTINO – ARTISTA

Intervista di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #MARCOMARIGHETTO

Pagina Facebook Marco Marighetto Manara 

Già, perchè la prima cosa che Marco dice di sé è “prima lavoro come artigiano, e dopo c’è l’artista”. La verità è che Marco mi ha piacevolmente sorpresa con ogni sua affermazione. Ed è riuscito a sorprendermi ancora di più con ogni sua successiva spiegazione. E questo mi mette ulteriormente alla prova, poiché non sarà certo compito facile trasmettere tutto quel che c’è dentro il suo “giardino segreto” in poche righe e qualche scatto fotografico… Certo, non lo è mai. Ma credetemi in questo caso mi sento di tentare di raccontare questo suo mondo con passi leggerissimi e silenziosi, a non voler disturbare o alterare in alcun modo un processo creativo che è un’elaborazione complessa di Marco rivolta verso se’ stesso o meglio ancora, verso ciò che gli alberga “dentro”. Uno sviluppo che non è semplicemente creativo, ma che tiene conto – e lo deve fare per portare Marco verso la realizzazione dell’opera stessa così come l’ha concepita inizialmente – anche di una progettualità temporale e fisica, ed oserei dire in alcuni passaggi persino “psicanalitica” per permettergli di raggiungere il risultato che ha avuto ben chiaro in mente sin dal principio come una visione.

 

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||ARTY AND THE WOLVES – TRENTINO – BAND 

Intervista di Marika Mottes 

LINK LIVINGARTISTS meets #ARTYANDTHEWOLVES

Pagina Facebook Arty ‘N’ The Wolves

Arrivano immediati i contatti per andare a suonare a Francoforte ed in Finlandia al “Real Gone Rock’N’Roll Weekender Finland” organizzato da Eddie Laakso. Gli Arty’s colgono al volo l’opportunità e partono per Francoforte e Finlandia;  e da lì avanti, Riot a Parigi, arrivano degli screzidovuti alla tensione ed il basso lascia, ad un certo punto i membri erano 4 con Marco Scarpa alla pedal steel ed alla seconda chitarra; poi Scarpa sostituisce Beri al basso, poi arriva Maka e suona tre anni il basso. E poi torna Beri.

La loro musica fa riferimento al revival rockabilly, prendono dai Crazy Cavan ‘n’ the Rhythm Rockers , dai The riot rockers remember you, dai Sandy Ford and the Flying Saucers, da Gene Vincent. Tutti i  pezzi sono scritti da Arty ed arrangiati dal gruppo in sala prove.

“La politica è quella dell’ ognuno se fa i cazzi suoi: siamo un po’ alla aldo giovanni e giacomo: sempre nel mezzo di battibecchi ed incomprensioni.”

Fondamentalmente si autodefiniscono ‘dei cazzoni che amano la musica che fanno’. Fanno in proporzione più date all’estero che in Italia (di media ogni due in Italia una è all’estero, e decisamente con altri compensi).Tutto questo è un vero peccato, ma è anche vero che in Trentino – dice Luciano ed io sono d’accordo – ‘spesso musicalmente o ti regali ai locali o sennò…ciccia!’ I locali veramente disponibili ad investire in gruppi di qualità ed a riconoscerla con un compenso adeguato sono pochi … 

 

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