RELAZIONI ai tempi del COVID-19

In questo periodo di quarantena è arduo vedere il bicchiere mezzo pieno. É difficile vedere al di là del giorno che stiamo vivendo. Non sappiamo come sarà il nostro “risveglio”, la primavera ritardata. Per la prima volta nella nostra vita stiamo sperimentando una perdita di controllo.  Il controllo delle nostre vite, del nostro futuro, dei nostri pensieri e della nostra lucidità. Tutto questo contribuisce a creare in noi uno stato confusivo. A dire il vero, una più attenta riflessione ci suggerisce che non siamo mai pienamente in controllo, ma crederlo ci rassicura e ci permette di prendere decisioni. 

C’è chi si sta già abituando al nuovo setting e in questi tempi lenti e allungati ha ritrovato il suo ritmo e non vorrebbe più tornare indietro.

C’è chi invece conta i giorni che passano, le ore, i minuti. Sogna ad occhi aperti tutte le cose che farà non appena daranno il “liberi tutti”.

C’è chi si è iperattivato per combattere l’apatia e chi invece si è fermato e faticosamente affronta le giornate.  

C’è chi, come me, si domanda dove ci porterà tutta questa obbedienza. Viviamo una limitazione della libertà individuale in nome del bene comune. Non fraintendetemi, il bene comune per me è importantissimo ma anche i mezzi per arrivarci lo sono, e passato il momento “eccezionale” mi chiedo come questo influenzerà le dinamiche politiche e relazionali su una più larga scala.

Questa situazione ci sta mettendo a dura prova, tutt@ nessuno escluso. Per la prima volta possiamo forse lontanamente immaginare cosa significa essere in “prigione”, pur continuando a vivere in uno stato di privilegio anche in questa situazione, non dimentichiamolo. Questa “pausa” dalla nostra routinaria realtà ci fa da specchio. E’ l’occasione per imparare più di noi stessi. 

Quando l’essere umano è messo in situazioni fuori dal comune scopre risorse inesplorate, capacità inespresse, così come succede al nostro cervello in una situazione di allerta, di paura; molto velocemente vaglia tutte le possibilità di fuga, esprime una forza mai vista, velocizza i pensieri. 

Dall’oggi al domani ci siamo ritrovati a doverci reinventare, a doverci ricreare una quotidianità. E in questo anche a riscoprirci e a riconoscerci. Soprattutto ci troviamo costretti a relazionarci con chi vive con noi, come mai prima. Si dice che conosciamo noi stessi attraverso l’altro, e che senza l’altro noi non siamo. Le relazioni plasmano la nostra identità. 

Il Covid-19 ci sta dimostrando definitivamente che siamo animali sociali. Il bisogno dell’altro è palese. Diventa evidente anche quanto si abbia bisogno di una vasta gamma di tipi di relazioni per bilanciare le altre e per dare risposta alle nostre esigenze. Siamo cosi bisognosi di relazione che ci mancano persone che non sentiamo da moltissimo tempo e persone a cui non avremmo mai pensato. Anche chi di solito non necessita di una socialità costante si ritrova in aperitivi online, videochiamate e telefonate lunghe ore. Abbiamo bisogno di confronto e conforto. 

Le emozioni che proviamo in questo periodo vengono esasperate dalla difficoltà della situazione e se in una condizione di “normalità” ricerchiamo risposte in più direzioni, ora siamo costretti a rivolgerci solo a chi sta vicino sperando che ci possa fornire un aiuto a 360°. Questo rende ancora più complessa la nostra quotidianità poiché anche chi vive con noi è alla ricerca di risposte interne ed esterne. Nelle relazioni che stiamo vivendo sperimentiamo la gamma di emozioni che normalmente esperienziamo con più persone. Questo non può che avere un’effetto esplosivo, che vedrà le ricadute nel post Covid-19, sia positive che negative. Nuovi setting, nuovi spazi e nuovi tempi. La vicinanza costretta porta a galla tutti quei pensieri e dinamiche che tendenzialmente evitiamo per quieto vivere, quelle sensazioni che spesso ci neghiamo. Ma diciamocelo, questo setting di chiusura ci porta forse anche ad essere più sinceri, a non frenarci ma anzi ad esplorare il nostro sentire e le nostre difficoltà. Stare a stretto contatto ci permettere di conoscere l’altro come mai prima, ma senza  i “filtri” normali fatichiamo a contenere ciò che non ci piace. Le frizioni possono aumentare e esasperare delle situazioni che già erano fragili. Insomma il troppo stroppia.

Quindi prendiamoci i nostri spazi e i nostri tempi per stare da sol@ e/o per cercare altre relazioni al di fuori delle mura di casa. Cerchiamo di ascoltarci e assecondarci puntando al benessere psico-fisico. Mettiamo dei paletti ben precisi con l’altro e dedichiamoci dei momenti di confronto sincero, condividendo paure e ansie. Certamente questa situazione è più facile se condivisa con qualcuno che vissuta da soli, ma questo non significa che ci deve andare bene tutto. Insomma stare in relazione è necessario ma ricordiamoci che siamo in una fase eccezionale e che tutto è esasperato.

Questo periodo “eccezionale” è un banco di prova. Possiamo usarlo per testare cosa funziona per noi e cosa invece è accessorio. Riscoprire la persona che ci sta a fianco imparando ad apprezzare anche i piccoli gesti che prima davamo per scontato, condividere ciò che solitamente portiamo all’esterno o che teniamo strettamente ancorato al nostro io interiore. 

Insomma l’esperienza del lockdown è sicuramente pesante da attraversare, ma se la sapremo sfruttare, ne usciremo diversi e probabilmente arricchiti. Più consapevoli di noi stessi, dei nostri bisogni e desideri. Le cose che diamo per scontate diventeranno quei particolari a cui ci aggrapperemo per ricominciare. 

Le relazioni sono forme complesse e fragili delle dinamiche umane, ma questo periodo ci sta facendo diventare degli esperti. Certo chi più chi meno. L’importante è farne tesoro e non dimenticarcene quando tutto sarà finito. Noi abbiamo bisogno dell’altro, il diverso da noi è come noi. Condivide ansie e paure e bisogni. 

La mia speranza è uscirne più forti come comunità, riscoprendo la solidarietà tra persone, partendo dai nostri vicinissimi e capendo che tutti abbiamo bisogno dell’altro e che l’altro non è nostro nemico. 

#unabbracciodaunaottimista #staysafe

Polaroid Lucia Semprebon

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