NON SONO VERGINE

Parlare di verginità nel 2020 può sembrare banale, soprattutto per chi ritiene di non esserlo più. Tuttavia parlare di questo argomento ci può far capire molto di quanto realmente ne sappiamo di sesso e del nostro corpo, oltre che orientarci a comprendere come la cultura dominante utilizza questo concetto. Specialmente per quel che riguarda la sfera femminile.

La verginità porta con sé un bagaglio storico e culturale non indifferente. É un argomento dibattuto in quasi tutte le religioni; il mito della vergine lo troviamo nei più antichi manoscritti, è trasversale non solo ai culti ma anche alla cultura, all’arte, alla politica, alla scienza e la sua attualità non è mai stata messa in discussione. Ad essa sono collegati concetti di purezza, integrità ed innocenza che esprimono della valutazioni valoriali sulle donne. Ciò è stato utilizzato per reprimere, controllare, giudicare e umiliare le donne nel corso della storia, per perpetuare miti e pregiudizi sulla loro sessualità e per mantenere salde le strutture del patriarcato. Essa identifica, comunemente, chi non ha ancora avuto rapporti sessuali. Penetrativi. Eterosessuali. Infatti descrive innanzitutto una ragazza, una vagina. Questo esclude completamente le sessualità che non comprendono pene/vagina e tutte le affettività non eteronormate. Quindi “gli altri” sono non vergini in modo innato? Nascono già “deflorati”? 

L’imene è il grande protagonista di questa “perdita”, anche se la maggioranza delle persone non sa né dov’è sta né tantomeno cos’è. 

“E’ qualcosa che si rompe nelle ragazze quando lo fai la prima volta, che poi perde sangue” (cit. ragazzini/e di 3° media, la maggioranza) e questo è più o meno tutto quello che si dice di questa parte del corpo femminile.

“L’imene è una membrana che circonda o ricopre in parte l’apertura esterna della vagina e che “separa” il vestibolo della vagina (lo spazio compreso tra le piccole labbra) dalla vagina stessa. Non sembra avere una funzione fisiologica specifica, non si trova in profondità e si presenta come una specie di piega, rivestita all’interno da un epitelio simile a quello vaginale e all’esterno da una sottile epidermide.

L’imene, come ogni altra parte del corpo, cambia nel tempo e può avere consistenze e forme diverse da donna a donna: può anche non esserci, può essere più o meno elastico e più o meno spesso, può essere rosa o biancastro, può presentare uno o più fori o non presentarne affatto. Quando l’imene ricopre l’intera apertura vaginale può essere un problema, risolvibile comunque con un piccolo intervento che permetta al sangue mestruale di defluire“. 

Quello che molti di voi probabilmente non sanno è che l’imene, essendo una membrana sottile ed elastica si potrebbe lacerare, attenzione non rompere, anche con dell’esercizio fisico, con l’inserimento di tamponi e con la masturbazione. E per quanto riguarda la perdita di sangue, non è scontata ed è più probabile che avvenga per una scarsa lubrificazione.
Il concetto di verginità va quindi inteso come un costrutto sociale. Non è né
qualcosa di provabile né di tangibile. Pensiamo all’idea di verginità maschile ad esempio, come si può provare che un ragazzo abbia o meno avuto dei rapporti sessuali? Non si può.

Questo costrutto ha influenzato l’dea di sessualità in modo decisivo. Cosa era giusto moralmente fare, quando e per chi. Pensiamo banalmente in quanti film ne abbiamo sentito parlare. L’idea che ci viene proposta è che sia o qualcosa di cui vergognarsi e di cui bisogna liberarsi quanto prima
(solitamente per i ragazzi) o un “dono” che va concesso solo al vero amor
perché altrimenti vieni considerata una facile (per le ragazze).

La cultura dominante impone a noi ragazze di porre attenzione, tutelare e prenderci cura della nostra verginità, come se fosse un qualcosa da conservare e proteggere, associandole un valore morale legato al mantenimento della purezza. Alla perdita della verginità è infatti associata la perdita della purezza, culturalmente intesa come passaggio all’età adulta.

Ma rimane una cultura giudicante nei confronti delle donne, che devono rispondere a degli standard di valore ai quali gli uomini non sono sottoposti. Per il lato maschile anzi la verginità culturalmente è un’offesa alla virilità, un uomo adulto con poche o nessuna esperienza sessuale è visto come meno desiderabile, strano e meno maturo, non degno di stima. Le donne senza esperienza invece sono docili, caste, serie, pure e affidabili.

Quest’idea ha ingabbiato le donne in una dinamica sessuale dove il loro
corpo era a servizio unicamente dell’uomo e dovevano rispondere con
obbedienza provando di essere assertive e servizievoli anche fisicamente. Le donne “forti” che si autodeterminano hanno sempre spaventato molto, sia gli uomini sia l’ordine costituito. La regolarizzazione della sessualità permette di mantenere il potere e perpetrarlo, facendo rimanere in cima il maschio che decide quando è moralmente giusto che le donne donino la loro purezza, e a chi.

La verginità è uno dei molti modi in cui il patriarcato guida le nostre vite
moralizzandoci. Tutto ciò non può che creare una forte pressione a chi si sta avvicinando alle prime esperienze. La prima volta è caricata di altissime aspettative, soprattutto oggi.

Quando vado nelle scuole a fare i corsi di educazione affettiva e sessuale, i
ragazzi/e riportano sempre lo stesso copione quando si parla di questi
argomenti. Mi fa molto pensare come mai dei ragazzini/e che sanno cose
molto confuse sul sesso, abbiano già introiettato dentro di loro il concetto del dolore legato a queste esperienze.

Ciò che li accomuna maggiormente è il sentimento di agitazione e paura
connessa alla prima volta, alla perdita della verginità, alla rottura dell’imene e appunto al dolore che potrebbero provare. Parlare di questo argomento è importante per aprire quelle gabbie pre-confezionate di affettività e sessualità sterile che vorrebbero propinarci come “normali” e “uniche”, come se ci fosse un modo giusto di amare sé stessi e gli altri.

Rassicurare i ragazzi raccontando una sessualità che può essere creata dal nostro sentire e dai nostri desideri nel rispetto dell’altro permetterà loro di autodeterminarsi e essere più soddisfatti nella vita. La sessualità va raccontata per quella che è: bella, emozionante, divertente, calda, vitale se fatta ascoltandosi, conoscendosi e rispettandosi e non sotto la pressione delle aspettative esterne. Formarli e dialogare con loro permette di fornire gli strumenti, le conoscenze e le competenze così che loro possano compiere scelte maggiormente libere, più vere, più sane, meno rischiose e meno piene di luoghi comuni e pregiudizi.

Parlare di cos’è veramente la verginità ci permette di comprendere che non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, in questo, così come in tutti gli altri aspetti della nostra vita. A nessuno. Decidiamo noi cosa siamo e il nostro valore. Il costrutto sociale della “vergine” ha avuto il suo momento nella storia, ora è tempo di sradicare i suoi effetti dannosi dalla nostra società e permettere a tutti di sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, che abbiano fatto sesso o meno.

#siperdonolechiavinonlaverginità

Bibliografia:
https://www.ilpost.it/2018/11/09/false-credenze-imene/
https://www.hercampus.com/school/western/why-virginity-social-construct
https://www.plannedparenthood.org/learn/teens/sex/virginity
https://sexinfo.soc.ucsb.edu/article/hymen
https://sexinfo.soc.ucsb.edu/article/cultural-significance-tact-hymen
https://it.wikipedia.org/wiki/Imene_(anatomia)

Un pensiero su “NON SONO VERGINE

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.