#LivingArtists meets #MarcoMarighettoManara

L’incontro con Marco Marighetto Manara è stato rimandato rimandato e…rimandato a causa della tremenda terribile impietosa influenza dell’inverno (ci auguriamo) passato, che ha colpito ed affondato entrambi. Incontrarsi in città e chiacchierare con lui è stato quasi un partire all’avanscoperta di una terra sconosciuta – seduti davanti alla oramai immancabile “birretta” – scoprendo lentamente strada facendo come e perchè Marco sia arrivato alle sue personalissime e sempre diverse forme espressive artistiche.

Già, perchè la prima cosa che Marco dice di sé è “prima lavoro come artigiano, e dopo c’è l’artista”. La verità è che Marco mi ha piacevolmente sorpresa con ogni sua affermazione. Ed è riuscito a sorprendermi ancora di più con ogni sua successiva spiegazione. E questo mi mette ulteriormente alla prova, poiché non sarà certo compito facile trasmettere tutto quel che c’è dentro il suo “giardino segreto” in poche righe e qualche scatto fotografico… Certo, non lo è mai. Ma credetemi in questo caso mi sento di tentare di raccontare questo suo mondo con passi leggerissimi e silenziosi, a non voler disturbare o alterare in alcun modo un processo creativo che è un’elaborazione complessa di Marco rivolta verso se’ stesso o meglio ancora, verso ciò che gli alberga “dentro”. Uno sviluppo che non è semplicemente creativo, ma che tiene conto – e lo deve fare per portare Marco verso la realizzazione dell’opera stessa così come l’ha concepita inizialmente – anche di una progettualità temporale e fisica, ed oserei dire in alcuni passaggi persino “psicanalitica” per permettergli di raggiungere il risultato che ha avuto ben chiaro in mente sin dal principio come una visione.

Che Marco abbia avuto il pallino del disegno sin da bambino, in questa storia ha poca importanza. Contano molto di più i 3 anni vissuti da idraulico e contano moltissimo i 10 anni vissuti da camionista. Conta la passione per il guidare, un’esigenza invero. Tant’è che appunto diventa il suo lavoro. E quando non è lavoro è una spinta incontrollabile a salire su un mezzo qualsiasi ed a “Guidare senza meta. Sempre verso Sud”.

E’ in questi 10 anni alla guida che Marco concepisce e pensa le sue opere: già fatte e finite. “Mentre guido penso all’opera, la vedo così come deve venire. Poi arriva la riflessione”. Decine di opere pronte nella testa e nessun tempo a disposizione per realizzarle.

Nel 2004 va a vivere da solo, ed inizia ad utilizzare nel poco tempo libero sacrificato alle uscite ed agli amici la tecnica pittorica della “vernice gocciolata” alla Pollock. Poi passa “semplicemente ad utilizzare tutti i materiali che ho raccolto in 3 anni da idraulico e 10 da autista.”  Dal 2010 lascia il lavoro per trovare il modo – o meglio il tempo – di dare sfogo alla realizzazione di tutti i progetti accatastatisi in tutti questi anni nella sua mente.

Per la realizzazione delle opere Marco mi dice di avere la necessità di esercitare una certa pressione psicologica su sé stesso, nel senso che deve disporre intorno a sé sparsi nell’appartamento in cui vive i componenti che la comporranno (maniglie, tele, pannelli, pergolato, catene…) di modo che gli siano in qualche modo anche da intralcio “fino a quando non mi decido ad affrontare la cosa. Una volta arrivato a questo punto, è l’opera che fa me, e non il contrario. E’ un processo di auto-realizzazione: realizzo l’opera e me stesso. Il mio spazio vitale lo occupo con le mie opere, non le voglio limitare. Tolgo spazio a me stesso per dare spazio a loro, una privazione che mi mette in una condizione di scomodità: privo me stesso di spazio per darlo a quello che ho in testa. La dimensione viene decisa al momento di concepire l’opera, non mi spaventa l’idea del 328×143…lo spostare con difficoltà poi mi riporta al lavoro di camionista. Le dimensioni poi ti fanno ulteriore pressione: maggiore impegno, maggior impiego di tempo e fatica. La sfida infine è anche quella di riuscire a trovare un posto dove esporle… le mie realizzazioni sono scomode da maneggiare, scomode da esporre per via dello spazio richiesto e del peso (ci sono opere che pesano sino a 23 Kg n.d.r.), ma io le faccio così lo stesso.”

C’è inoltre da dire che la scelta del materiale è sì tecnica per questioni di resistenza alle lavorazioni successive, ma è volontà di arrivare anche alle persone “comuni”, alle persone che non hanno ricevuto nessuna educazione alla cultura artistica. Un desiderio sentito di “arrivare a tutti”.

Le uniche persone a cui non interessa più di arrivare sono la cerchia degli amici, le persone più vicine “dal momento che queste vedono nelle opere soltanto me stesso e le mie esperienze, cercando di darmi una spiegazione del perché le ho fatte, mi sono ritrovato a non preoccuparmene più di dare loro spiegazioni su ciò che realizzo. Non per arroganza e nemmeno perché la cosa mi dia fastidio. Semplicemente perché vorrei invece che ognuno ponesse al centro sé stesso davanti alle mie opere. Per questo in una fase di realizzazione dei miei pannelli mettevo sempre uno specchio, più o meno visibile, perché ognuno potesse vedere sé stesso e dare la SUA interpretazione dell’opera senza pensare a chi l’ha creata”

Le didascalie che accompagnano le opere sono scritte da Marco stesso, nell’ottica di dare un input in più ad una possibile riflessione da parte di chi le osserva; alle volte sono molto complesse, altre molto semplici – seguendo sempre il principio per cui se un’opera nasce senza titolo e senza spiegazione, tale rimane.

Dal 2012 Marco utilizza i pannelli, lo specchio e’ stato poi abbandonato per questioni tecniche. Le maniglie invece sono rimaste, sempre in una concezione di lasciare uno spiraglio, un’ apertura, una Speranza. Le opere sono quindi entità fisiche, i materiali come chiodi e catene sono volutamente e scientemente difficili da maneggiare e pericolosi, i pannelli sono sempre nuovi per questioni igieniche (in tanti anni da camionista mi racconta che questa tendenza al riutilizzo a volte può essere pericolosa, perché a volte i materiali riciclati può capitare che siano stati a contatto per lungo tempo con sostanze nocive o velenose).

L’opera più imponente realizzata sinora è “a tutti gli occhi blu della mia vita” ed è dedicata al fratello (morto per malattia non molti anni fa) ed alla figlia, al loro papà ed a tutte le persone incontrate nel suo cammino sin qui: un’opera iniziata nell’ottobre 2013 su di una tela che girava nei vari traslochi da almeno tre. Ad ottobre con l’aiuto di un amico si decide a montarla in soggiorno (in casa, non in garage). Per mesi rimane in sospeso ad occupare la stanza, appoggiata su due sgabelli . Marco non ci stava nemmeno più seduto sul divano… dimensioni vernici odori colori – alcuni acrilici ed alcuni ad olio…un mese per asciugarsi per poi spostarlo senza aiuto (peso circa 23 kg) e tirarlo su (Marco dipinge in orizzontale, girando attorno all’opera). E’ stato un anno lì in soggiorno e poi Marco ha fatto domanda alla direttrice della casa di riposo di Castel Tesino ed il quadro ha trovato il suo posto. “Non ho voluto nessuno ad aiutarmi a trasportarlo a piedi da casa mia alla casa di riposo, me lo sono caricato in spalla e ce lo ho portato io. Di quadri ne ho lasciati un pochini in giro di qua e di là.”  Mi dice, dandomi ulteriore conferma di quanto il rapporto fra lui e le sue creazioni sia di natura anche fisica. E’ questo che mi ha affascinata di questo ragazzo forte e delicato allo stesso tempo: l’incontro naturale di due componenti apparentemente lontane come una grande sensibilità ed una grande forza. Per me, in questo dittico è racchiuso Marco Marighetto Manara, che ringrazio qui come uomo e come artista per avermi incontrata e per essersi raccontato con limpidezza ed onestà..

“A Castel Tesino mi vedono come un alternativo, dopo che hanno scoperto cosa faccio. Prima sarò sembrato loro semplicemente un matto. Ho deciso di vivere gratis per tutti. Senza aspettarmi niente da nessuno. Non nel senso cinico, non perché non mi aspetti più nulla dalla Vita, anzi al contrario. Ma nel senso che, semplicemente, la mia disponibilità e’ gratuita.”

Pagina Facebook  https://www.facebook.com/pages/Marco-Marighetto-Manara/605506249520934?fref=ts

Titolo: NOT BEFORE, NOT AFTER, BUT NOW HERE Anno: 2013 Tcn.: Olio, acrilico, sabbia di vetro e foglia oro su tela Misure: Polittico (5 parti) 40cm x 80cm ciascuno Autore: Marco Marighetto
Titolo: NOT BEFORE, NOT AFTER, BUT NOW HERE
Anno: 2013
Tcn.: Olio, acrilico, sabbia di vetro e foglia oro su tela
Misure: Polittico (5 parti) 40cm x 80cm ciascuno
Autore: Marco Marighetto
Opera senza titolo. Misure 150cmx100cm Tcn. Olio su tela. Anno 2013 Autore Marco Marighetto
Opera senza titolo.
Misure 150cmx100cm
Tcn. Olio su tela.
Anno 2013
Autore Marco Marighetto

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Titolo: NELLE PIEGHE DI UN TEMPO CHE NON SI FERMA MAI
Misure: 79cmx79cm
Anno: Maggio 2014
Tcn.: Mista su tela, Olio, segnale stradale (divieto di fermata), lancette di orologio (funzionanti) e il tempo inesorabilmente inarrestabile…
Autore: Marco Marighetto

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Titolo: NELLA LUCE
Misure: b80,5cm x h173,5cm x p10cm, peso 23kg
Anno: Settembre 2013
Tcn: Olio, acrilico, spray, sabbia di vetro, finestra, foglia oro e specchi contrapposti su tela
Autore: Marco Marighetto

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, è facile essere preda del pessimismo e dello sconforto, tutto ci appare grigio, cupo e tempestoso, il domani è quantomai incerto. Però, io ho la convinzione che la luce ci sia sempre se la si vuole trovare, fuori e dentro di noi. E così anche quest’opera color temporale è squarciata da una finestra di luce d’oro.
Questa finestra è incastonata nel rosso vivo della vita, che tutto alimenta.
La luce meravigliosamente forte, esce dai bordi, oltrepassa la vita stessa, prevale sulle tenebre e si espande.
La strada è segnata, la direzione indicata.
E dunque? Chi o cosa c’è in questa casa di luce che ha la soluzione di tutte le nostre angosce e dei nostri turbamenti?
Il vetro offuscato invita l’ osservatore ad avvicinarsi con curiosità per riuscire a scorgerne l’ interno. Ciò che vedra non sarà altro che se stesso, riflesso dagli specchi all’ infinito. In un primo momento ne rimarrà spiazzato, ma non appena si renderà conto di essere lui stesso luce e illuminato, ne sarà entusiasta.
La finestra diventa metafora dell’ anima, della vita e della nostra vera essenza, il guardarci dentro diventa introspezione intima e personale.
Il completamento vero di quest’ opera sarà un compito esclusivamente tuo, di te che la osservi e la metabolizzi nei tuoi pensieri più intimi.
E’ cosi! E’ con tutti i miei limiti e debolezze di uomo, che ho pensato e realizzato quest’ opera.
Provo con tutte le mie incertezze, le lacune, i dubbi e l’ impegno, a portare ogni uomo nella luce dell’ infinito e nel contempo cerco di farla uscire da ogni uomo.
Attribuisco a ogni essere umano vastità magnifiche e indicibili, invitandolo a cercare e trovare dentro di sè le forze prodigiose della vita, le uniche vere chiavi per aprire e varcare i cancelli delle proprie tenebre.

DEDICATO A CHI CREDE CHE CERTE VOLTE, PER VEDERE MEGLIO, E’ NECESSARIO CHIUDERE GLI OCCHI.

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UN FOGLIO BIANCO, MOLTA SOLITUDINE, QUALCHE STRAPPO AL CUORE
E FORSE UNA GUERRA O DUE. Alda Merini

Titolo: SOLITUDINE

Anno: Agosto 2012
Misure b 50cm x h 100cm
Tcn: Mista, Spray, smalto, sbarre, e specchio su pannelli armatura x edilizia.
Autore: Marco Marighetto

Capita, qualche volta, di sentirmi solo.
Senza pensieri particolari che mi attraversano la mente.
Pur non avendo la mente impegnata però, avverto la pesantezza della sensazione che sto provando. E’ un pò come fissare il vuoto per un tempo indefinito.
Gli occhi sono leggermente offuscati, tutto il resto è niente. Come un deserto antartico, freddo, bianco e piatto da dove è impossibile fuggire.
La mente non formula nessun pensiero concreto, ci si trova ovunque e in nessun posto, si sopravvive e basta.
Il tempo scorre.
Due lacrime, percorrono la stessa strada parallele, mano nella mano, vita e dolore fino alla fine, insieme.
Fortunatamente non è una sensazione costante, ma a volte ritorna cogliendomi sempre impreparato.
Questa è la mia solitudine.
La solitudine di una sala d’ atttesa permanente.
Se anche la tua solitudine è simile alla mia, forse però, in questo caso, insieme ci sentiremo meno soli.

Titolo opera: ENTRATA LIBERA

Tcn.: Mista su pannelli armatura x edilizia

Misure: 50 cm x 100 cm
Anno: 2012
Autore: Marco Marighetto

Io lo chiamo ironicamente “spirito da crocerossina”, quella mia capacità (discutibile) di volermi buttare in situazioni complicate e scomode. In cui è relativamente facile entrare, ma tremendamende difficile uscire senza riportare segni e lividi (emotivi).
Così do sempre ragione al cuore, che non vuole ascoltare i consigli del cervello, il quale gli dice di non intraprendere quella determinata situazione. Come tutti sanno un entrata libera non impegna e non costa nulla. Nessuno però parla del dopo, di quanto sia faticoso, problematico e dispendioso vivere il presente di quella situazione. Nessuno, poi, ha infatti mai trovato da qualche parte la scritta uscita libera. Così, cercando di uscire passando tra sbarre e catene mi procuro lividi e sofferenze che fanno fatica a guarire, segnando inesorabilmente il mio cammino.

Ps. Se è vero che è sempre il cuore ad inguaiarmi, è anche vero che è sempre lui a trarmi d’impaccio ogni volta.

 

2 pensieri su “#LivingArtists meets #MarcoMarighettoManara

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