Ovvero: Del bisogno che un estraneo ci aiuti a fare pace con noi stessi. Per 50 euro l’ora.
Ne ho avuti 7 . Di terapeuti. Con i quali ho rielaborato qualsiasi aspetto della mia vita.
Ho conosciuto esperti dell’amore, della coppia, della pedagogia, della sessualità e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo gestito il quotidiano, nulla di trascendentale, semplicemente il mio stare al mondo. Sticazzi. Peggio che andar di notte.
Un tempo andare dallo psicologo era sinonimo di disagio puro. Non si poteva dire, rappresentava un tabù, un problema serio, un ah poverino “le mat”, direste voi a Trento.
Oggi è quasi fashion, fa intelligente, incline al cambiamento, non ottuso.
Ricordo ancora quando chiesi a mia madre chi fosse uno psicologo e lei, abbassando la voce per non farsi sentire (da chi?), mi disse “dove vanno le persone …(agitando agitatamente agitata l’indice sulla tempia ).
Poi ci è finito mio padre. Anche se, a sentire lui, era lo psicologo che avrebbe dovuto sganciargli 50 euro a botta poiché in quel caso il paziente dispensava consigli all’esperto.
Potere della mente.
Poi ci sono finita io. La prima volta per indagare la mia vera essenza scioè scoprire le mie paure recondite scioè…i mondi esistenziali che scioè come dire… mi facevo un sacco di canne e volevo andare oltre l’apparente.
Avevo 28 anni e tutta la vita davanti. Giravo con la mia bellissima seicento per la steppa salentina e correvo verso l’ignoto e verso me stessa ascoltando Battiato. Ero felice.
Poi ne ho conosciuto un secondo ma l’urgenza non era reale, era più il mio fancazzismo atavico, una noia da routine quotidiana montanara (nel frattempo ero finita dal Salento al Trentino. Forse era questo il vero motivo della mia crisi?) che mi riportava davanti alle solite domande esistenziali: chi sono, cosa voglio, dove vado? Unico dato preoccupante era che avevo già dato alla luce Alfa. La mia dolce bambina.
Terzo incontro. Questa volta mi avvicino, causa separazione, al maggico mondo della mediazione familiare. Ossia uno psicologo/legale/pedagogista/amicodelcuore/magamagò che ha come obiettivo supremo il raggiungimento della cogenitorialità: per chi non lo sapesse, è un disperato tentativo che un uomo e una donna che un tempo si amavano e hanno dato alla luce dei figli, continuino a fare i genitori a distanza anche quando vorrebbero investirsi sulle strisce pedonali fluorescenti facendo finta di non aver visto il pedone con giubbotto catarifrangente.
Ma torniamo alla realtà.
Il maggico mondo della mediazione funziona così:
Primo step: hai bisogno di aiuto quindi vai, da solo, da un terapeuta.
Ricomincio quindi con lo psicologo ma questa volta funziona!
Scopro i soprusi subiti dalla mia mente innocente a sei anni che io stessa ho abilmente trasformato in paure. Quelle che mi impediscono tipo di: chiedere aiuto, amare più me dell’uomo di turno, bastare a me stessa e cose di questo genere. Insomma i problemi di tutti dai.
Secondo step: l’incontro con la terapeuta di coppia, quella che deve capire se ci sono margini di riconciliazione. Cioè siccome noi umani ex fidanzati compagni mariti e mogli non siamo in grado di capirlo da soli, ce lo facciamo dire da un estraneo. Buffo no?
Esempio pratico
Io (Gamma) e il mio ex (Zeta) andiamo dalla prima terapeuta certa dott.ssa Delta.
Funziona così:
dott.ssa Delta: allora Gamma provi a dirmi cosa non funziona con Zeta.
Io (gasata perché finalmente mi sfogo): non so, non mi sento compresa, ascoltata, capita, valorizzata, amata, sostenuta, stupita, desiderata, coccolat…
Dott.ssa Gamma chiaro chiaro. Allora Zeta, ha sentito? Gamma dice di non sentirsi compresa, ascoltata, capita eccuetera, eccuetera (si le mediatrici dicono eccuetera). Lei è d’accordo?
Zeta (già scoglionato): se lo dice lei. Anche io comunque
Dott.ssa Delta: allora Gamma, anche Zeta dice di non sentirsi compreso, ascoltato, capito
eccetuera eccuetera. Lei è d’accordo?
Io: non è vero, io lo ascolto (ho sbagliato lo so, dovevo mediare)
Zeta: eccola , è arrivata la maestra! Perché deve sapere dottoressa che la “Signora” (?) qui presente non sbaglia mai!
Iniziamo a scaldarci, la tensione sale finché
Dott.sa Delta: stiamo calmi. Un attimo, ascoltatevi per favore basta, ascoltatevi!
A-SCOL-TA-TE-VI ?
Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahaha
Tutto questo per quasi due ore in un continuo rimpallo di parole prese, rielaborate e restituite all’altro. Un vaffanculo non sarebbe stato più efficace?
120 euro e andiamo via.
Pensiamo giustamente che ad essere sbagliata sia lei, non certo noi due.
Quindi ne scegliamo un’altra dopo esserci confrontata con tutti i nostri amici e scegliamo quella che ha seguito la coppia che poi “ce l’ha fatta”.
Si presenta infatti positiva e sorridente.
Il meccanismo però è lo stesso.
Allora Gamma cosa non funziona
Non so, non mi sento compresa, ascoltata, capit..
Eccetuera eccetuera
Ma questa terapeuta è più concreta e dopo 7 incontri e una fattura da 600 euro, ci dice queste parole:
“Siete giovani e non siete certo i primi a separarvi. Perché non vi rifate una vita?”
Zeta sgrana gli occhi e la manda a fare in culo bestemmiando poi con me colpevole di aver speso 600 euro per sentirci dire di separarci.
Terzo step: Qualcuno del maggicomondo della mediazione finalmente capisce che non ghe né. Quindi ci consigliano d’emblée un avvocato perché alla fine
“si riduce tutto ad una questione economica”.
Ommioddio ma eri così magica un mese fa!
Contemporaneamente però andiamo da una mediatrice familiare per gestire loro. Gli ignari per eccellenza, Alfa e Beta che credono che mamma e papà siano diventati improvvisamente miliardari poiché adesso hanno 2 case, 2 macchine, 2 stanze, due di due di tutto.
Tre incontri bastano per devastarmi. La mia vita viene riassunta su una lavagna dove, come nei problemi che Alfa risolve a scuola, sono indicati:
I DATI
A= Alfa
B= Beta
M= mamma
P= papà
LE VARIABILI
1 = prima settimana
2 = seconda settimana
3= terza settimana
4= quarta settimana
IL PROBLEMA
Se ho 4 settimane in un mese, due bambini e due genitori, quanto tempo A e B staranno con M e P considerando l’affido congiunto?
LA SOLUZIONE
AxB/1×2/M+P/2(A+B/M) x (A+B/P) – Natale + Capodanno – Pasqua con chi vuoi = checazzonesaitudellavitanostra
Un disastro
Chiaramente la seduta finisce quando il più debole cede poiché il più forte gioca di sfinimento che neanche una partita a Risiko a mezzanotte.
Eppure serve.
Eppure certe cose non siamo più in grado di dirle da soli, abbiamo bisogno di uno specchio riflesso. Come da bambini, esatto!
Tifo a prescindere per l’indaggine esistenziale introspettiva scioè. Anche se le canne non me le faccio più ahimè.
E sono felice che la società (almeno la micro società nella quale io vivo) abbia sdoganato lo psicologo. Anzi sei OUT se non ci vai! E a cena noi ne parliamo con entusiasmo come fossimo degli esperti:
ma dai anche tu? Da quanto? Un anno??? Così poco! Io tre. E la tua a quale corrente appartiene? E’ junghiana o freudiana? Costruttivista o comportamentista? Ma è figa? Secondo te è sposata? Io adesso ho anche quella della coppia. Ah dai, ci andate in due quindi? Ma tu ti siedi su una poltrona o hai la chaise longue come nei film? Daiiiii no la mia ha due sedie uguali cosi ci sentiamo alla pari.
E così via, felici di questa ennesima condivisione di disagio costruttivo.
Certo io adesso rispetto a loro ho una carta in più. La terapeuta di coppia. Esperienza mica da poco ragazzi. Fa curriculum.
E poi adesso quando discuto con qualcuno mi difendo così :
“Me lo ha detto la psicologa” cioè Cristo fatto donna e sceso in terra, a Trento per l’esattezza.
Ma qual è il problema? Qual’è il confine tra esperire la propria anima e giustificare tutte le nostre stronzate? Perché la psyco non ti dirà maaaai che hai sbagliato. Ma che se hai agito così evidentemente era quello il tuo sentire, quindi no colpe, no pain ragazzi!
Eppur mi chiedo:
perché facciamo i figli e li cresciamo con un affiatamento ed una divisione dei ruoli che neanche la Juve in Champions League , e poi quando non ci amiamo più dobbiamo scrivere nero su bianco
“consegna alla madre alle 18 del martedì sera?”
Mistero della mente.
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