Provare a fare un passo. Niente.
Provare ad alzare un braccio. Niente.
Provare a torcere il busto per guardare indietro. Ancora niente.
Provare a sollevare le punte per guardare oltre. Niente. Niente di niente.
Solo alzare la testa. E guardare le stelle.
Per adesso.
Così è il fango. Una seconda pelle che ti sta addosso meglio di qualsiasi altro vestito, che ti costringe i movimenti, che spegne l’azione e da voce al pensiero.
Cammini, corri, rallenti e lentamente quella sensazione scivolosa sotto i piedi ti tocca le caviglie, ma continui a camminare, arriva alle ginocchia, e continui rallentando, poi ti accorgi che non puoi più tornare indietro e allora tanto vale continuare sfidando la forza di gravità, immaginando di galleggiare; ma il fango è fango. Acqua e terra. E lì non si galleggia.
Allora cerchi una sporgenza, un sasso, un ramo, la gamba di qualcuno che ti cammina accanto, il gradino di un marciapiede o uno scoglio. E provi a metterti comoda.
Fango per fango che fango sia.
Ti siedi, ti sistemi i capelli, riesci anche ad aprire la borsetta e a mettere un pò di rossetto. Per sbaglio trovi un fiore e lo metti tra i capelli.
E allora inizi.
Stare seduti nel fango è una possibilità.
Non è morbido come stare sull’erba.
Non è liquido come stare nell’acqua.
Non è freddo e non è caldo.
È fango, appunto.
Però non è scomodo né impossibile. È un modo di stare.
L’unica azione che puoi agire è alzare lo sguardo. Devi solo sperare che sia una notte stellata. Così inizi a sentire muoversi una mano, un gomito, un avambraccio; trasferisci un impulso dal cervello sperando di passare per il muscolo cardiaco, timidamente tiri fuori l’indice, come quando eri a scuola, alzi il braccio, lo tiri, lo stendi, punti l’occhio, testa naso dito sulla stessa traiettoria e tac. Eccola lì. La tua stella.
Il tuo desiderio, il tuo sogno, la tua guida , la tua ispirazione. Il motivo.
Se non fossi nel fango non comprenderesti la luce di quella stella. Ti sembrerebbe uguale alle altre.
E solo quando ti accorgi di lei ti accorgi dell’universo che le gira intorno e inizi a ruotare gli occhi, a mangiare pezzi di cielo, ad annusare la luna , a sentire le stelle in faccia .
Silenzio.
Pausa.
Non fare rumore.
Osservare dal fango, da una posizione privilegiata.
Stare nel fango è come stare su una montagna. Le stelle le vedi meglio ma non sei perso solo nella natura; sei perduto in te.
Chi non vive nel fango non può darsi fastidio, non può starsi antipatico, non può osservare il suo dolore. Lo evita.
E allora sdraiati, fidati, buttati, mettiti comoda.
Non dimenticare il rossetto e un fiore.
Sceglierai se metterlo in testa, se regalarlo a qualcuno. Se metterlo nel fango.
Che bello un fiore. Nel fango.