Un sociologo dovrebbe prendersi la briga di assistere a tal evento per fotografare l’itaglia e soprattutto la genitorialità del terzo millennio.
Breve descrizione dell’evento.
Innanzi tutto non si vede un cazzo. Un must delle recite scolastiche è l’autofinanziamento quindi no palchi, no sedie, no microfoni, solo decine e decine di bambini da moltiplicare per genitori e nonni nel cortile interno della scuola in stile casa circondariale.
Ma, colpo di scena, la novità è quella di un fantastico concerto itinerante che, sfidando i 5 gradi di un pomeriggio di dicembre senza sole, ci sottopone ad una ripetizione di 5 canti per classe , che per cinque classi fa 25, su tre poste: piazzetta, chiesa e istituto comprensivo per un totale di 75 canzoni.
Io e Beta al terzo Bianco Natal siamo già devastati.
Come posso ammazzare il tempo? Alfa è invisibile, si è mimetizzata tra le sue amichette. Io sono alta 1.58 in più Beta è ingestibile. Provo a cullarlo, il mix terribile freddo/canti di natale fa il resto. Dorme e io posso finalmente dedicarmi ad una accurata analisi sociologica comepiaceammè.
Ed ecco i risultati empirici della mia osservazione.
Christmas Stars
Balza immediatamente agli occhi che le vere stelle di Natale non sono né i bambini, né le piante, né le luci, né le maestre tanto pazienti. Bensì i Cellulari.
Quintali, litri, chilometri di cellulari dominano il cielo a suon di Din Don Dan. Mamme e papà con braccia tese verso l’alto a filmare filmare filmare ore ed ore di…
Di cosa?
A) esseri umani accatastati ossia nuche nuche nuche come se non ci fosse un domani?
B) corpi di infanti che fanno finta di cantare perché si sente solo la voce delle maestre e di Alfa chiaramente?
C) o forse le maestre stesse di cui la gran parte giovani e carine grazie al precariato più nero?
Io rasento il congelamento, i piedi e le mani segnano un -7 gradi, ma l’indagine mi sta prendendo sempre più. Sono curiosa di osservare come in uno zoo la poltiglia umana in stile natalizio. Tanto Alfa non mi caga di striscio perché, quando mi infilo nella selva oscura e riesco a sbucare oltre la cortina di genitori, la guardo le faccio ciao ciao con la manina, mi fulmina con lo sguardo come per dire “cazzo mamma sto concentrata, contestualizza”.
Per fortuna Beta continua a dormire ed io posso continuare la mia osservazione con più serenità.
Mi dedico quindi al genitore rincoglionito. Si dai, mi ci metto in mezzo anche io perché qui non c’è distinzione né di razza né di genere; mamma e papà assumono gli stessi identici atteggiamenti.
Quindi scorro da destra verso sinistra la curva nord di genitori lacrimosi e vedo una Canon. No due. Tre Canon. Ragazzi sono quattro. Ma che dico quattro sei, dodici cazzo sono tantissime per questo folto gruppo di Oliviero Toscani!
Distese di reflex rubate all’agricoltura. Migliaia di futuri giovani reporter senza attrezzatura perché se ne sono impossessati loro. I genitori che immortalano il lobo del genitore accanto, il cappello del figlio quando va meglio, il gomito della maestra mentre batte il tempo di “che festa che festa ci son proprio tutti, chiunque può entrare non serve bussare. Non serve l’invito o il visto d’ingresso, basta che a tutti si porti rispetto“.
Dio che bello, quanto mi piace osservare l’umanità.
Ma una parola buona per le maestre? Quest’anno dovete sapere che ci sono due fazioni che si contendono il titolo di miglior approccio pedagogico.
Alla destra del coretto le maestre old school, quelle severe (di Alfa chiaramente), che fanno camminare i bambini in fila e guai se ti muovi o rompi le file.
Alla sinistra le maestre folletto Montessori, che sorridono a priori, che vanno con calma perche “noi non abbiamo fretta” mi ha detto una quando le ho chiesto quanti pezzi mancassero alla fine del concertone, quelle che hanno preparato i mandarini mentre le nostre il panettun della coop.
E i genitori? Anche noi ci dividiamo, non socializziamo mica! Alla sinistra le super easy, punk a bestia come quando facevo l’università, le mamme e i papà montessori che vanno in giro con biciclette strane , salopette, marsupi, medicinali omeopatici e sorrisoni di felicità al sapore di tofu e hummus in borsetta. Alla destra le mamme vecchio stile in Woolrich e borse di pelle umana con Iphone e Tablet ma , attenzione, mamme bulgare, pakistane, marocchine perché lì di Montessori credo non abbiano sentito ancora parlare.
Ma…ecco ancora una volta lui. Il minimo comune denominatore, l’azzeratore delle differenze, il centro gravitazionale permanente non importa chi tu sia.
Il cellulare.
Perché anche i genitori montessoriani sono figli del nostro tempo, e nonostante la pedagogia amica del fanciullo, non sanno più godersi lo spettacolo.
E anzi che piangere lacrime biologiche come me mamma old school (perché alfa è sempre la mia Alfa), si perdono tutto lo spettacolo per inquadrare il nulla con i cellulare e propinare i video non so a chi come facciamo noi donne del sud con i filmini dei matrimoni da 12 ore.
Fossi in Alfa farei come Adele all’arena di Verona: bloccherei tutto urlando:
you can stop film me. I’m here, real.
Marry Christmas to youuuuuuu