Una breve riflessione sui fatti di cronaca di questi giorni.
I bambini messicani che sono stati strappati ai genitori in America, le immagini che circolano ovunque, mi fanno l’effetto della sabbia quando ti entra in bocca.
Non pensavo di sentire nuovamente né di ascoltare dal vivo certe frasi lette solo sui libri di storia.
Comincio a credere che questi leader, ma anche il popolo che li ha eletti, si siano fatti trascinare da una società fallimentare o forse già fallita, che invece di impegnarsi ad aiutare, a riparare, ragiona in termini di egoismo puro. “Ciò che di tremendo sta succedendo a te non deve succedere a me” e non importa il prezzo da pagare, nemmeno se è in vite umane: una crudeltà inaudita verso chi non ha strumenti per difendersi.
Discorsi deliranti, nessuna visione della società e delle sue evoluzioni future, razzismo: un deserto emotivo e un orizzonte che sembra sconfinato.
E i bambini?
Infanzia per me è il profumo del bosco.
E’ gioco e spensieratezza.
E’ entusiasmo e coraggio.
Infanzia è non avere l’orologio.
Festeggiare un non-compleanno insieme al Cappellaio Matto.
E’ andare insieme a Dorothy cercando un modo per tornare a casa dal Mago di Oz e formare una “cricca” alla ricerca di un cervello per lo spaventapasseri, un cuore per il boscaiolo di latta e il coraggio per il leone codardo, e’ far diventare un’ avventura il modo per affrontare le proprie debolezze e le proprie paure.
Infanzia è credere nelle fiabe.
Avere paura dei fantasmi.
Essere arrabbiati e non sapere perché.
Complicità e vicende picaresche.
Soprannomi, nomignoli e simpatiche canzonature.
Non avere il senso della misura.
Essere felici e non sapere il perché.
Eccitazione e gioia sfrenata.
Sapere tutto e non conoscere ancora niente.
Palloni bucati, piscina e gite in montagna.
Addormentarsi improvvisamente in ogni angolo.
Fare i capricci.
Farsi coccolare.
Ricominciare ogni giorno da zero.
Infanzia e’ un luogo dove il futuro più remoto e’ l’attesa del sabato per andare al lago, vedere la nonna, andare al mare.
Infanzia e’ sognare ad occhi aperti tutto il giorno.
Disegnare sul muro della cameretta.
Prendere la forbice e senza sapere perché tagliarsi un po’ i capelli.
Diventare rossi per l’imbarazzo.
Non avere il senso del pericolo.
Trovare una scusa per non andare a scuola.
Immaginazione che ci proietta in infinite situazioni.
Essere felici di essere qui senza per forza dover trovare un senso e avere ben chiaro che il senso E’ trovarsi qui.
Ho pochi ricordi nitidi dell’infanzia ma ricordo bene le sensazioni descritte sopra, ci sono episodi di quando siamo bambini che ripercorriamo infinite volte nella mente, con gli amici o con sorelle e fratelli. So riconoscere il suono di una risata autentica e spensierata che mi riporta dritta li, in un mondo di “magica chiarezza” privo di zavorra e di retro pensieri, colmo di momenti genuini.
L’infanzia è’ una vera e propria esistenza, un giardino fiorito a cui in brevi istanti riusciamo ancora ad attingere come per magia.
Nel 1989 fu approvata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite la convenzione ONU sui DIRITTI DELL’INFANZIA.
“Dite:
E’ faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
Perché bisogna mettersi al loro livello , abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.”
~ J. Korczak
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