Circondata da centinaia di insetti
aspettavo alla finestra il giorno dell’unica pioggia
fatta di inalterabili occhi bianchi,
il colore del mare alla fine del mondo.
Mi entrava dentro come una lieve consolazione,
anche se a volte sembrava una stravaganza imperdonabile
violare quell’acqua nata
là dove iniziano i giorni,
e dove il miglior equipaggio dei miei sogni
ogni notte prende forma.
Come un pastore,
che si rifugia nella lettura del suo pezzo di legno,
hai chiesto al freddo di farmi ascoltare il tuo silenzio
e alla pioggia di passarmi i tuoi fantasmi.
Quando sei tornato a casa,
e la stanza era vuota,
hai gridato il mio nome.
Ecco, allora e solo allora,
me ne sono andata…
Irene Cocco
