Straniero stra·niè·ro/ aggettivo e sostantivo maschile
Appartenente a un altro paese: popoli s.; una lingua s.; riferito a persone, cittadino di uno stato estero.
Estraneo. “Quando la terra Mi fia straniera valle” arc. Strano. Origine Dal fr. antico estrangier •prima del 1320.
Il tema di questo mese è “straniero” avrei potuto parlare dei fatti successi a Gorino, si potrebbero dire tante cose: ai nostri giorni forse più che in altri tempi. Quello che intendo fare invece è riportare semplicemente l’attenzione sull’idea che infondo questa parola racchiude: tutto quello che può essere altro rispetto a me.
Cultura, abbigliamento, lingua sono gli aspetti più evidenti eppure se la diversità racchiude un senso di estraneità sfido qualsiasi essere umano della terra a non aver provato questa sensazione.
È scontato dire che lo sforzo per una convivenza e una rielaborazione della realtà può scaturire attraverso un’incontro o quantomeno uno scambio dove l’apertura coinvolge tutte le parti.
Con questa premessa, senza aggiungere altro, voglio parlare di un documentario che ho visto in occasione della 19th edizione del Religion Today Filmfestival svoltasi a Trento dal 7 al 17 ottobre 2016.
Dustur un documentario di Marco Santarelli – Italia 2015, film in concorso per il premio “Migrazioni e convivenza” al Torino Film Festival 2015 (Italiana.Doc). Il racconto di una serie di lezioni in carcere sulla Costituzione italiana, seguite principalmente da detenuti musulmani.
Dustur: tradotto dall’arabo significa Costituzione. E’ un docufilm che nasce da un progetto che vede un gruppo di detenuti nel carcere di Dozza di Bologna impegnati nella missione di scrivere collettivamente una Carta Costituzionale dei sogni frutto di un incontro fra diverse civiltà.
Fondamentale per creare un dialogo paritario l’aiuto di alcune figure chiave, come Ignazio: un Padre Francescano con un Dottorato in Diritto Islamico che ha vissuto per anni al Cairo; e Yassine un giovane mediatore culturale mussulmano che fa da traduttore e collante fra le varie culture e i vari dialetti dei partecipanti in maggioranza Nord Africani.
Il progetto prevede 24 incontri (uno alla settimana) della durata di 2/3 ore ciascuno, per favorire il dialogo e la partecipazione vengono introdotti esperti e volontari di vario titolo: uomini e donne docenti, giuristi che portano tematiche specifiche ed inerenti alla propria professione e al proprio ruolo nella società.
In occasione della proiezione è presente in sala il regista. Marco Santarelli che ci fa entrare meglio nel suo progetto descrivendolo come “la fusione fra quelli che definisce due cuori pulsanti” .
Il primo è legato a Samad, un ragazzo conosciuto dal regista nel 2010 nel corso della realizzazione del suo primo documentario girato all’interno del penitenziario di Dozza a Bologna “Milleunanotte”: una testimonianza composta da tanti piccoli ritratti di vite e storie dietro le sbarre.
L’altro “cuore pulsante” è dentro la biblioteca del carcere dove un gruppo di detenuti, in maggioranza di origine islamica partecipano al laboratorio che porterà alla realizzazione di una “Dustur”.
Santarelli segue Samad nella sua vita fuori dal carcere, impegnato nel lavoro e a conseguire una laurea verrà introdotto come ultimo ospite dei 24 incontri previsti dal laboratorio.
Emblematica la sua presenza e la sua visione di Libertà: “avere le chiavi di casa e decidere tu quando chiudere la porta.”
Uno dei punti chiave del progetto e’ far ritornare all’interno dell’Istituto Samad: una persona che si sta dando una possibilità lavorando duramente, consapevole del suo errore, una persona che sta dialogando con se’ stessa ma anche con il mondo che lo circonda come “ospite speciale”. Un’operazione affatto scontata dato che nonostante sia in libertà non ha ancora ottenuto il decreto di fine pena.
Samad ha alle spalle una storia di traffico internazionale di stupefacenti cominciata da ragazzino e causa della sua incarcerazione intorno ai 20 anni.
Gli incontri che si svolgono all’interno del carcere segnano un percorso che si svolge con moderazione ma anche con molta franchezza e che fa emergere le perplessità dei partecipanti.
“A cosa serve scrivere delle cose che poi si riveleranno valide soltanto sulla carta?” è la domanda a bruciapelo posta da uno dei detenuti. Risponde Padre Ignazio con l’intervento di un docente di giurisprudenza “Serve a ricordare agli uomini la direzione giusta da seguire nella vita, perché anche se sono solo parole sono lì: nate dagli errori che gli uomini hanno commesso nel passato, sono scritte e fruibili da parte tutto il popolo.”
In questo contesto si conclude questo viaggio sugli Appennini, uno dei luoghi simbolo della Resistenza italiana dove viene spiegata la cornice storica da cui nasce la Costituzione Italiana: alcuni articoli che sono la reazione a ciò che sono state le leggi razziali e il fatto che sia stata composta non esclusivamente da intellettuali ma da persone che hanno subito grandissime sofferenze ed ingiustizie.
Santarelli racconta in sala di aver raccolto in prima battuta tutto il materiale girato durante gli incontri e solo in un secondo momento di avere selezionato quello da inserire nel documentario.
“Una testimonianza che racconta un percorso di ascolto e di pazienza, dove le differenze possono essere dei solchi ma dove vi possono essere anche somiglianze che accomunano”.
Un film che nonostante sia stato girato in un luogo di detenzione testimonia un reale cammino di integrazione.