Ci sono stati giorni dissoluti e pericolosi. Per non guardarmi dentro, per non guardare fuori. Per non vedere più (te). Poi, quando tocchi il fondo, quando più giù non puoi andare, arriva improvvisa la Redenzione. Ti chiedi che cosa ti lasci alle spalle: pezzi di te, frantumi inutilizzabili. Li lasci indietro senza nessuna considerazione, senza dare ai tuoi incontri disperati il minimo peso. Sono i pezzi che ti vuoi lasciare alle spalle, frammenti di dolore e, spesso in questi casi, di disamore di te. Tutta roba che si può lasciare dove sta. Forse a questo serve toccare il fondo: a salvare se stessi, ad andarsene con la parte buona che ti rimane di te. Non è possibile negarsi alla Vita, per coloro che la amano. Si raccolgono i cocci, e ci si aggiusta. Con quello che c’è. Che è quello che conta. Perchè ciò che non hai, non ti può servire.
C’e’ una tecnica giapponese che prevede di riparare gli oggetti con inserti di metalli preziosi. Si chiama kintsugi (金継ぎ), letteralmente “riparare con l’oro”. E’ una pratica che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido per la riparazione di oggetti in ceramica usando il metallo prezioso per saldare assieme i frammenti. In questo modo ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed irripetibile per via della casualità con cui questa può frantumarsi. La pratica del kintsugi nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica ed interiore.
Dalla rottura nasce una nuova vita, attraverso le spaccature che rendono l’oggetto ancora più pregiato grazie alle sue preziose cicatrici. Una pratica dal significato profondo, a cui noi occidentali siamo poco abituati. Quando ci capita di rompere qualche cosa, ci arrabbiamo e ci disperiamo e se decidiamo di ripararla, cerchiamo di farlo in modo tale che si nascondano i segni. Quasi a vergognarci di esporre un oggetto rotto e poi riparato. Il Kintsugi invece, ci dice che da una ferita può nascere una forma nuova con una storia ancora più preziosa: sia esteticamente che interiormente. Si dà origine ad una nuova vita, attraverso la rottura stessa. Ogni storia, anche la più travagliata, è origine di bellezza, ed ogni cicatrice viene mostrata con orgoglio, conferendole così un grande valore. Ed il dolore viene vissuto in tutta la sua interezza.
Ma superare le avversità e diventare più forti del nostro vissuto è qualcosa che anche noi occidentali facciamo ogni giorno. Con la differenza che culturalmente tendiamo a conferire alle crisi quasi esclusivamente un valore negativo, senza pensare che queste esperienze in realtà hanno il potere di metterci in contatto profondo con tutte le forze e le risorse che possiamo mettere in circolo ed in gioco esclusivamente in seguito alle nostre cadute ed al presentarsi delle difficoltà. Dovremmo essere più consapevoli che il dolore, le spaccature, le cadute sono in realtà esattamente ciò che ci consente di imparare qualcosa di più e di evolvere. Una volta superate, ne usciamo sì certamente diversi, ma anche enormemente arricchiti. E spesso sono proprio queste esperienze che ci rendono in grado di dare a chi ci si avvicinerà qualcosa in più rispetto a prima.
Pull yourself togheter. #nondireno.
(Dimenticavo: sarò bellissima.)