Un’amica che non sempre vedi, due bicchieri di vino. Chiacchiere, non del quotidiano, ma ci si perde nel raccontare le proprie passioni, viaggi, fotografie, mostre, pittori .
Restiamo lì immobili, solo fisicamente, è bello quando qualcuno ti fa fermare! Non è poi così male.
Parlando di autori contemporanei e non; ricordo di aver citato lui: Van Gogh; e di un suo quadro che spesso mi torna alla mente. Tornata a casa lo cerco e mi soffermo nuovamente ad ammirare quel ritratto di realtà che mi affascina da sempre.
Vincent Van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) pittore olandese arrivò a Parigi nel 1886. Aveva 33 Anni e doveva viverne ancora quattro. Il suo lavoro vero di pittore era incominciato poco prima, una vita breve folgorante, intensa.
La REALTÀ che aveva costantemente osservato era una sola, quella degli uomini che lavorano nelle fabbriche, nelle miniere, nei campi: ” la mano di un lavoratore è meglio dell’appello del belvedere”. Osservava i minatori che uscivano dai pozzi, coi segni del dolore, della sofferenza, della fatica senza alcuna apparenza di bellezza, ma con un’anima immortale. Questo è dunque il mondo in cui sono maturati i suoi sentimenti . È nel dipinto che li trovo!
” I mangiatori di patate”
La verità, la realtà , il significato di questi contadini, erano una vicenda di dura fatica e di penuria. Questo bisognava far uscire fuori.
…” Ho voluto coscienziosamente dare l’idea di questa gente che sotto la lampada, mangiano le patate con quelle stesse mani, le medesime che mettono nel piatto, con le quali hanno lavorato la terra. Il mio quadro esalta il lavoro manuale e il cibo che essi, da se stessi, si sono guadagnati così onestamente…”.
Ancora per un po fisso quel quadro,
Non è poi così male restare a guardare.
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