Sullo spettacolo “Polvere, dialogo tra Uomo e Donna” prima parte #LEI

Questo pezzo è una personale re-interpretazione a seguito della visione dello spettacolo #polvere di Saverio La Ruina​, scritta dal punto di vista maschile e femminile…un esperimento a due teste ed a quattro mani, che vorrebbe come di consueto alimentare il dibattito maschile/femminile, sempre alla ricerca di nuovi territori da poter abitare insieme…un ringraziamento all’autore ed interprete dello spettacolo teatrale che ci ha permesso di fare queste umili riflessioni sulla complessità del rapporto uomo-donna

Lei:

“Pensavo, sì.  Pensavo che l’amore dovesse essere capace di “ripararci”, una sorta di medicina esistenziale: come se l’altro potesse farci tornare indietro nel tempo e trasformare il passato, in modo da rendere la vita più bella – o diversa, meno complicata. Pensavo che prima o poi l’avrei trovato un uomo capace di amarmi come si ama una bambina , sempre pronto ad aiutarmi, a tenere insieme i cocci rotti della mia esistenza. Ma come possiamo chiedere ad una persona di amarci come fossimo bambini? Quale amore cerco? Quello incondizionato, che nemmeno una madre può darci senza sacrificare se stessa. Quello che copre tutto, e che poi però ti soffoca… Non saprei. Eccolo, è Lui, Lo Amo, Si occupa di me!

Il suo sguardo si posa su di me, mi sembra tutto più lieve, non sono poi così “Rotta” così “Imperfetta”… Almeno all’inizio. Poi mi rendo conto che i cocci sparsi della mia esistenza me li porto sempre dietro. E non è certo lui che può aggiustarmi.

Lui non mi aggiusterà e non mi salverà… Ecco! Era una storia senza Amore. Non ho voluto vedere. Speravo fino alla fine che lui mi facesse tornare indietro per ricominciare tutto da capo.

Ma nemmeno io sono riuscita a concedermi un po di pace. Nessuno ci potrà mai far tornare indietro. Forse nn avevo riflettuto abbastanza sulla parola “amore”, che così continua a non avere senso.  Forse dovrei riuscire a cambiare quel “come farmi amare” in “come amare me stessa”.

polvere lei

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