È una mattina di rondini veloci
e la luce ha preso il sopravvento.
Allora il cielo è limpido
e mi somiglia di più.
Piace anche grigio, il cielo,
pesante distante, adulto.
Ma non mi fa specchio.
Io, che faccio regali,
scrivo molto e
prendo le mani a tradimento.
Abbraccio, anche.
Dico tutti i colori che ho
e sono violenti,
anche se li vorrei onesti.
Potresti dirmi se va bene?
Se ti nutre,
se ti calma.
O se invece…
Se invece.
Limpido.
È così anche il male,
il coltello che taglia.
La fine di un viaggio,
ogni fine.
La verità di questo cielo
riparerà
le mie crepe,
le tue,
quelle onde che
delle volte frantumano,
più spesso trascinano a riva.
Ricorda la sabbia,
il calore della sabbia,
e perdona il mio essere limpida,
ma fredda mai.
Te l’ho chiesto spesso
se era meglio
un metro indietro:
può darsi tu non mi
abbia risposto.
O forse non ho voluto ascoltare.
O ancora,
ogni volta, la soluzione è
diversa
e la distanza mobile.
Ho anche provato
ad andare, allora.
Eri anche lì. Sei sempre lì.
Mentre fumo lenta.
Mentre lascio un piatto pieno,
o cerco pace nelle fragole.
Ricordati però dov’è
il vero nord,
che c’è sempre una stella,
che anche perdersi va bene.
E perditi, una volta per tutte.