Selvaggitudine…Wilderness

La “selvaggitudine” è un tema a me molto caro. Sono cresciuta, come molti della generazione degli anni ’70, da selvaggia. Noi ragazzini eravamo tutti, chi più chi meno, dei selvaggi. Ad essere onesta, forse i ragazzini lo erano anche allora più delle ragazzine, per questione di educazione di genere…ma ad ogni modo suonato il campanello della scuola e terminati i compiti: subito fuori!

Nel mio caso, essendo nata e cresciuta in montagna, si scappava nel bosco e non sulla strada o nella piazza con gli amici. E si rientrava al tramonto; mi torna spesso alla mente la chiusura della canzone Diamante di Zucchero, dove si sente la mamma che grida “Vieni a casa!”. La mia ce lo gridava dal balcone a fine giornata. Le estati poi, interminabili e senza la scuola, si rientrava soltanto per i pasti ed il sonno.

Sono venuta su così, a casa ed a scuola (e a catechesi poi non ne parliamo!) le regole – all’aperto finalmente sola libera e ribelle, fantasticando giornate intere di avventure immaginarie con la complicità dei coetanei e di Madre Natura. In compagnia di animali selvatici, alberi piante e rocce, con il sole o con la pioggia senza che questo costituisse un problema (altro che la meteo-ossessione di oggi). Lividi sulle ginocchia, graffi e segni sul corpo. Un corpo che sentivo davvero mio, a volte potente, altre fragile: questa vita all’aperto un po’ spericolata (i bambini non hanno paura né senso del pericolo, si sa, e sperimentano sulla propria pelle ogni strampalata teoria che un cervello sempre attivo ed in movimento riesce a partorire) mi ha insegnato anche – causa cadute e vari potenzialmente tragici incidenti scampati – i suoi limiti. Ed i miei. E’ così che sono diventata più forte da un lato e più consapevole dall’altro. Misurandomi con me stessa in un contesto, ripensandoci oggi, che era in una certa misura “di sopravvivenza”: gli adulti non c’erano mai, troppo occupati nelle loro attività quotidiane…e comunque allora tutto era differente. I bambini ed i ragazzini dovevano “stare fra di loro” e possibilmente anche “fuori dai piedi” per poter “fare i bambini”. A posteriori, forse quello era un approccio più “sano” all’infanzia ed all’adolescenza, ma questa è un’altra storia ancora.

Nonostante le mie precoci inclinazioni (iniziai a leggere i classici della letteratura verso gli 8 anni, e non chiedetemene il motivo) verso forme espressive anche complesse per la mia età come la letteratura, la filosofia e la psicologia e quindi un universo assolutamente introspettivo e cerebrale, che mi portava a trascorrere moltissimo tempo da sola con i miei libri ed i miei pensieri, non ho mai saputo rinunciare alla parte più selvatica di me. Anche se questo spesso mi faceva vivere conflitti profondi (soprattutto in età adolescenziale): mi sono sempre sentita un po’ divisa in due e non è stato semplice né immediato trovare un equilibrio né definire la mia identità (c’è da dire che certamente questi due ultimi aspetti, trovare un equilibrio ed un’identità, accompagnano la maggior parte di noi per tutto il nostro percorso di vita).

Ci sono stati periodi in cui ho pensato che queste mie due “nature”, entrambe così prepotenti ed opposte, fossero incompatibili. A fasi alterne ho cercato di sopprimere prima l’una e poi l’altra. Ma con il trascorrere degli anni, e negli ultimi in particolare, ho scoperto che è stata proprio questa mia dicotomia caratteriale che mi ha permesso di “sopravvivere”. Sono capacissima di stare alle regole della “buona società”, ma non mi faccio soffocare dal cosiddetto “senso comune”…quando qualcosa non va lo sento con tutti i miei sensi: è l’istinto, lo abbiamo ricevuto in dono e dovremmo imparare tutti a rispettarlo e ad ascoltarlo con più attenzione. Ho capito che in situazioni veramente “estreme” è l’istinto che ci mette in salvo – non certo la razionalità. Quella serve in un secondo momento, a prefigurarsi le conseguenze e a non esserne colti impreparati. A farsi un piano d’azione. Ma anche arrivati a questo punto, comunque ciò che ci farà reagire inizialmente ad una data situazione, è ancora l’istinto.

La testa spesso ci blocca, ci incarta, ci paralizza, in definitiva di fronte alla Vita spesso ci frega. Se non avessi avuto la possibilità e la fortuna di poter coltivare da bambina anche uno spazio dove poter esprimere la mia parte più “istintuale” liberamente e di misurarmi con essa faccia a faccia, senza interventi esterni (di genitori, educatori, istituzioni o chi per loro: di adulti in definitiva) scusate l’espressione ma so che a quest’ora sarei fottuta. Addomesticata. Sedata. Assuefatta. E invece sono viva, piena di contraddizioni certo ed assolutamente imperfetta, ma posso ancora sentire tutte quelle energie e quelle forze imponderabili che muovono il mondo, le persone e le cose. Trovo che la Vita si muova in questo modo e che in una certa misura, decidete voi quale, ad un livello archetipo e primordiale, se ne infischi di tutte le nostre sovrastrutture mentali. Ed è in queste contraddizioni che trovo anche oggi come allora tutto lo stupore, il fascino ed il senso del legame misterioso che allaccia la Vita al nostro essere umani.

Un pensiero su “Selvaggitudine…Wilderness

  1. Holderlin

    Quando ero ragazzo
    molte volte un Dio mi salvò
    dalle grida e dalla sferza degli uomini.
    E giocavo sicuro e buono
    con i fiori del bosco,
    e le ariette del cielo
    con me giocavano

    e come tu rallegri
    il cuore delle piante
    se verso te tendono
    le delicate braccia

    così rallegrasti il mio cuore
    padre Sole! e come Endimione
    ero il tuo amato
    o sacra Luna!

    O sempre fedeli
    amichevoli Dei!
    Se sapeste come
    la mia anima vi amava!

    Certo allora non vi chiamavo
    per nome, e neanche voi
    mi chiamavate, come fanno gli uomini
    quasi si conoscessero.

    Eppure vi conobbi meglio
    di quanto mai abbia conosciuto loro:
    io compresi il silenzio del Cielo,
    la parola dell’uomo non la compresi mai.

    Mi allevò l’armonia
    dei sussurri del bosco
    e ad amare imparai
    tra i fiori.

    Divenni grande tra le braccia degli

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