Ci vorrebbe un nuovo anno al contrario, che nascesse già vecchio, come Benjamin Button.
Un bell’anno con tutta la sua tela già annodata, pronta.
E coi nodi tutti in fila, ordinati, facili da sciogliere.
Un anno onesto, in cui al brindisi la gente si dirà “Sarà il solito anno di merda, ma almeno ci vorremo bene e se ti serve una mano chiama!”
Un anno in cui non si scoppieranno botti e nessuno perderà le dita.
Gli animalisti saranno contenti e non augureranno più morte lenta ai cacciatori. Gli animali torneranno ad essere animali e non più “bambini pelosetti”.
E i cacciatori andranno nei boschi solo per succhiare il midollo della vita, come i poeti estinti, o almeno canteranno Lucio Dalla col cinghiale prima di sparargli, ma da lontano, con una seconda possibilità.
E il cinghiale, del resto, tornerà a preferire la montagna e la pianterà di abbassare il valore immobiliare delle metropoli italiche.
Sarà un anno pulito in cui si farà la differenziata con precisione chirurgica e i comuni la raccoglieranno con puntualità e nessuno si incazzerà più perché gli capita il camioncino dei rifiuti sul percorso casa/lavoro.
Tutti prenderanno i mezzi pubblici, perché finalmente verranno abbassati gli abbonamenti a chi studia e lavora e i treni arriveranno in orario, come se la Svizzera si fosse impadronita dell’universo.
E quando i mezzi non saranno in orario, i microfoni diffonderanno slogan motivazionali, ricordando che il lavoro ti aspetta anche per i secoli futuri e tu ricomincerai a leggere.
Perché sarà un anno intellettuale, in cui l’Italia sbancherà Istat, Ocse Pisa, e pure Invalsi. Le librerie creeranno più indotto di Amazon e la scuola tornerà ad essere più importante dell’università della vita.
I ragazzi potranno essere di nuovo ragazzi, e per legge saranno vaccinati alla nascita contro le aspettative paterne, materne, del primo, secondo e terzo genitore.
Sarà un anno operoso, in cui l’articolo 1 della costituzione sarà obbligatorio in ogni casa, albergo, foglio di giornale, e lavorare sarà un diritto non più un benefit alieno.
E ci saranno fiere delle occasioni, dove ognuno troverà la sua, anche piccola, maltrattata o di terza mano.
Sarà un anno gentile, anche, in cui sui social il maiuscolo si userà solo per citare Shakespeare, Leopardi o Bauman.
Un anno meticoloso, in cui tutti verificheranno le fonti e si tornerà a credere ai medici, agli insegnanti e perfino ai politici.
Le file ai supermercati, al pronto soccorso e alle udienze avranno il valore del training autogeno, la pazienza sarà coltivata su ogni balcone e sui davanzali, dove non ci sono balconi, e sui comignoli, dove non ci sono davanzali.
Sarà un anno un po’ timido, in cui non si sognerà più di sgozzare il vicino che fa una grigliata accanto al bucato appena steso, perché il vicino chiederà scusa e ti offrirà una salsiccia e tu la accetterai anche se sei vegetariano da vent’anni. Le riunioni di condominio saranno più allegre delle sagre della patata e fuori dai palazzi ci sanno panchine, coperte e colazioni sospese per i senzatetto.
Sarà un anno senza integralismi, in cui a fine discussione ci sarà il terzo tempo e impareremo a scambiarci le casacche e a provare il brivido di ascoltare anche le idee degli altri.
Ma solo se sono idee, perché sarà anche un anno un po’ etico, in cui violenza, razzismo e stronzaggine recupereranno la loro etichetta e il loro non-senso, e l’ipocrisia tollerante se ne andrà con la coda tra le gambe già verso febbraio, in tempo per le elezioni comunali.
E perciò sarà un anno onorevole, elegante, in cui i rappresentanti delle istituzioni non rutteranno a favore di telecamera e staranno con la panza di fuori e la birra in mano solo nel silenzio dei loro soggiorni, e con la certezza di non essere intercettati.
Sarà un anno politico, in cui la gente tornerà a votare e si impegnerà.
E credere in qualcosa sarà obbligatorio per avere la tessera elettorale.
Educazione di genere, educazione al rispetto, empatia e solidarietà saranno le prime voci di ogni programma elettorale, non solo di quelli ministeriali, e quelli che marciano per commemorare Mussolini verranno rieducati a marshmellow e trilogia di Kieslowskie.
Le forze dell’ordine saranno adorate non solo ai funerali, ma anche quando ti fanno la multa perché guidi col telefonino, o scambi la tangenziale per Maranello e a quelli che fanno i fari da dietro si spegnerà il motore, e la macchina per magia si tramuterà in un triciclo di plastica.
Sarà anche un anno femmina… dai posso sognare un’anna?
Un’anna nuova, con una Prima Ministra, una Presidente della Repubblica, e, crepi l’avarizia, un’allenatrice della nazionale!
Un anno in cui prima che si dica che contano le competenze e non il sesso, si provi il brivido di cambiarlo. Un anno con le quote azzurre, e arcobaleno, col testosterone al minimo sindacale e il deodorante in borsetta.
Un anno in cui fare figli sarà meno grave di commettere un omicidio preterintenzionale, e decidere di non farli non ti porterà dritta al rogo sulla pubblica piazza.
Un anno che poi a dicembre tornerà piccolo, innocente, pieno di speranza.
E brinderemo ancora e ci baceremo, magari sbagliando compagno, chè sarà un anno comprensivo, generoso e un po’ cazzuto, coi desideri a portata di mano e i sensi di colpa liberati solo per pisciare una volta al giorno, ma con la museruola, mentre ridiamo di loro e ci occupiamo di vivere.
“E si farà l’amore, ognuno come gli va.
Anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età.”
E insomma si amerà, perché odiare costerà un tanto al chilo e la gente si abituerà a vomitare odio solo un poco per volta.
E allora sarà un anno sentimentale, in cui si capirà che scappare da piazza Dante o da Kobane non è uguale, e ci si lamenterà lo stesso ma più piano.
E alla fine, proprio alla fine, si potrà piangere e si piangerà.
Ma per poco, il tempo che qualcuno si svegli, arrivi.
Ci prenda in braccio.
Il tempo di stappare lo spumante e (chettelodicoaffare) far vincere il Bene.
Buon anno all’incontrario, a tutti!