Io non sono resiliente.
Mi rompo.
Vado in mille pezzi.
Mi divido e moltiplico.
No, io non sono resiliente.
Sono testarda.
Sono resistente.
Come una conchiglia.
Vado in frantumi, ma non muoio.
Mi faccio rifugio, frammento.
Sabbia. 

Mare.

“Prof ho paura…
Cosa succede adesso?
Cosa si fa?”

Ci si rompe ma si va.
Come Dorothy.
Te la ricordi Dorothy?
Lei atterra nel mondo magico dopo un tornado.
Con la casa tutta intera, anche.
Ammazza la strega cattiva (non mi ricordo mai se quella dell’est o dell’ovest).
Eppure l’abbandona: abbandona quella casa che l’ha salvata.

Non è più il suo posto.

Percorre la strada di mattoni gialli, perché questo si fa coi mattoni: strade.
E questo si fa con le strade: si percorrono.
Non si ferma, non tira su muri con quei mattoni.
Non si rinchiude in una prigione, d’oro ma sempre prigione. 

Comoda, ma sempre prigione.

Va, con i suoi dubbi e i suoi amici sgangherati.

Cercano quello che non hanno ma amano.
Che li appassiona.
Che li distingue.
Che li fa splendere.
Coraggio, cuore, cervello e un dove.

Si tengono per mano quando i ponti finiscono.

Quando gli ostacoli sembrano insormontabili.

Quando i legami diventano barriere.

E le persone abissi.

Trovano un modo per continuare.
Ché non sempre far del male è essere cattivi.
Ma sempre per voltarsi e vedere un panorama bisogna camminare.
Lasciare.
Passare oltre.

Vanno, e scoprono che forme e colori possono essere un inganno meraviglioso.
Ma quello che tu sei no.
Quel che tu sei è lì, dietro le tue giustificazioni.

Dietro le tue paure, i tuoi rimorsi e i molti condizionamenti.
Lì, con la sua varietà e la sua musica.
Lì, da tenere vivo.
Da qualche parte.

Somewhere…
over the rainbow.

“Ti diranno di non splendere.
E tu splendi, invece”
P.P. Pasolini