Frustrazione

Era arrivato in quel posto desolato senza non poca fatica ma il fatto di esserci arrivato era già fonte di soddisfazione per averci creduto fino in fondo; non era un posto come altri perché all’apparenza poteva sembrare il classico panorama a cui affacciarsi per ammirare le immagini della città in lontananza là in fondo.

In realtà la cima della collina di Montevecchia poco dietro il Santuario non era così sperduta e neanche irraggiungibile ma, lasciando la macchina alla base della collina era per il camminatore poco provetto un’impresa faticosa; a maggior ragione se quel percorso fatto di una ripida scala a gradoni e di piccole curve secche veniva compiuto nel bel mezzo di una meditazione.

Si era seduto nel centro della sua tana e aveva chiuso gli occhi lasciando che l’appiattimento prendesse possesso di tutte le sue facoltà mentali per allontanarsi dal suo corpo e cominciare a fluttuare nell’etere extrasensoriale; non era mai stato facile ma più passava il tempo e minore era l’attesa per uscire da quel se che spesso rinnegava.

Era un progetto dettato alla ricerca di se stesso ma una ricerca fatta di strade sempre nuove dove cercare il sale della vita; quel sale che dava sapore alle giornate più sciape ma che era capace di far bruciare tremendamente le ferite dell’anima come punizione auto inferta per purgare errori o incapacità di fare qualcosa di nuovo.

Allora la sua mente si obnubilava e il fumo dei pensieri si faceva sempre più denso e carico di significati reconditi che non avrebbe voluto affrontare mai; sapeva già in partenza che il risultato di tanto muoversi nei meandri della sua vaghezza lo avrebbe lasciato con l’amaro in bocca e senza voglia di continuare a lottare nella quotidianità.

Una frustrazione quasi obbligatoria simile alla necessità di avere un biglietto da obliterare per continuare a percorrere l’itinerario della corriera sul quale era salito anni prima non per scelta ma per nascita e censo; si trovava bene su quel torpedone ma spesso gli era capitato di scendere ad ammirare le bellezze del paesaggio e delle sue abitanti.

Ogni volta era un particolare a portarlo giù dal bus della vita regolare e routinaria e di quel particolare se ne riempiva ogni poro fino ad arrivare alla nausea senza nessun controllo nel dosaggio e nella frequentazione; e allora scappava di nuovo nella pancia della corriera convinto di potersi rifocillare e ripartire alla ricerca di nuovi particolari.

Allora dopo decine di particolari sprecati aveva imparato a fissarli dentro sé come piccole gemme di una collana lunga e variopinta convinto che in un tempo remoto il solo osservarle nelle loro varietà e sfaccettature potesse ridargli il succo dell’eterna giovinezza.

Quello che non capiva invece era che questa collezione non gli avrebbe riportato il diadema che per qualche tempo aveva tenuto al centro della sua corona di re incontrastato delle emozioni e per questo motivo il dolore era sempre pronto a venirlo a cercare sporcando il suo arcobaleno di un nero pece che era l’unica via d’uscita da quella situazione tragica.

Erano necessarie ore, giorni e anche settimane a volte per ritrovare nel suo sorriso tracce dell’irideo sogno di felicità, ma agli occhi più attenti e alle sensibilità più affini al suo sacro isolamento non c’era bisogno di disporre regole di comportamento; sapevano quando era il momento del silenzio e quando il momento della parola, quando era il momento dell’immobilismo e quando invece era il momento dell’azione.

Quello che lui soffriva più di tutto era la frustrazione di non riuscire a far capire a chi lo amava anche più di quanto lui riuscisse a fare con sé stesso che quando lui si trovava in quella condizione di distacco dalla realtà fisica e concreta non era necessario tenerlo legato in schemi o categorie ben definite e regolabili.

La sua natura di lupo vinceva sempre su tutto e non c’era nessun legame umano capace di tenerlo attaccato alla terra quando nel suo cuore lui decideva di raggiungerla e correre con lei fino alla Luna e ogni impedimento e ostacolo alla sua corsa non faceva che accrescere la sua frustrazione e la sua voglia di scappare lontano a leccarsi le ferite da solo; lui e la sua amata, creature della notte più nera e densa, notti di luna piena, magica foriera della sua pace interiore…

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