Oppure: Basta immaginare un’isola, perché quest’isola incominci realmente a esistere…
«Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un’utopia, ma un bene realmente comune», comincia così «Lettere dalla Kirghisia» del regista Silvano Agosti.
Un libro da leggere ad un fiato, in pausa caffè, sotto il sole o in treno. In Kirghisia si lavora solo 3 ore al giorno, il tempo è dedicato a se stessi, all’amore, alla famiglia, agli amici, alla vita! Si lavora meglio, non ci si ammala, lo stress non esiste, si è sereni, realizzati e più produttivi. Gli anziani sono considerati ‘maestri di vita’, l’arte per loro è gratuita, così come i trasporti e i piccoli orti che possono curare. I bambini non sono costretti a sedere nelle aule scolastiche, ma imparano giocando in parchi dove autonomamente scelgono cosa studiare. Studiare non è obbligo, bensì un piacere. E chi vuole fare l’amore porta un piccolo fiore azzurro sul petto così l’amore non genera ipocrisia, incomprensioni e imbarazzi. Non ci sono né guerre, né armi. Non ci sono politici corrotti, ma opere di volontariato. Non c’è pubblicità ma informazione. In Kirghisia c’è solo una legge e tutti i cittadini la conoscono a memoria: “Al centro di ogni iniziativa, l’attenzione dello Stato e dei cittadini va innanzitutto all’essere umano”. Su questa consapevolezza si è costruito un mondo migliore, a misura d’uomo. Con una semplicità disarmante Agosti ci invita a riflettere sull’assurdità della società contemporanea, sulla concezione del tempo che ci toglie il fiato e che non permette di conoscere la libertà. Dà il coraggio e la voglia di partire per il mondo e constatare che è assolutamente diverso da come lo immaginiamo, o da come vogliono descrivercelo. Un libro di poche pagine, ma capace di riempire il cuore per giorni. Un viaggio in una terra straordinaria, un elogio alla vita.