Federica Garzetti
Che succede se l’eroe di vetro
dorme?
Che succede se tace la ragazza elettrica ?
Se il fumo viene prima delle fiamme, se
il buio anticipa l’inverno
e il bosco non partecipa alla festa?
Molto è lo spazio e poche le intenzioni:
passa,
entra,
siediti.
C’è un posto e sei tu.
Ho sentito le pareti
crollare,
la stanza è di nuovo
liquida, finalmente.
Rimane una porta aperta:
passa,
entra,
resta.
Sei tu la stanza,
io sono la corrente.
Tu il cielo,
io la tempesta.
Abbiamo tutte queste notti
da smaltire
e i tuoi frammenti sparsi
per il mondo da
trovare e aggiustare.
Ogni volta più
piccoli e nascosti.
Ho tagli e ferite,
perdo luce da ogni graffio.
Prima o poi salterà
il contatto.
Ma è solo un momento,
un attimo di dispersione.
Poi la pioggia riprende
e la forma delle cose
si intravede.
Ció che deve crescere cresce,
non tarda a farsi strada
nel poco o nel molto.
Mette radici.
Dove invece non hai
posato lo sguardo,
o strappato gramigna,
dove sei passato con
suole pesanti, senza
curarti di quanto
pesa il cielo…
be’ lì c’è polvere e
cenere.
È se è pur vero che
la Fenice
ha diritto alla sua genesi,
va anche scritto
che questa
non era storia sua.
Questa era una storia
di vetro, elettricità.
Di riempimento.
Di attesa.
E di
profondo,
avvolto,
errante
sentire.