Lo sapevo che se ne sarebbe andata… era troppo particolare, troppo libera, troppo sensuale. Cosa ci faceva a Milano poi, e nel settore bancario. Quelle giacche da pinguina nelle quali si intrufolava dentro le stavano malissimo. E pensare che con i capelli raccolti nemmeno la riconoscevo, gli occhiali da secchiona e la pelle pulita, di chi non ha mai esagerato in niente perché ha sempre perso l’interesse prima.
Avremmo potuto certo andare a ballare, avremmo anche potuto andare al mare, ma tanto tutti questi avremmo potuto non hanno senso ora che se ne è andata. Ed io alla fine non l’ho mai portata da nessun’altra parte se non a casa mia.
L’ho conosciuta in una chat, niente di speciale dalle foto, poche informazioni che la riguardavano, eppure quegli occhi dal primo sguardo non sono riuscito a dimenticarli. “La principessa da salvare” ha detto Andrea, il mio migliore amico, “una stronza” ha poi aggiunto guardandomi preoccupato. So cosa pensava: -l’ennesima stronza per la quale avrei perso la testa e ci avrei rimesso anima e cuore.
Così sono passati i mesi, mano nella mano, abbracciati a letto proprio come mi chiedeva lei, proprio come da suo monito prima di dormire: “non dimenticarti di tenermi stretta tutta la notte” Ed io ubbidivo, non potevo fare altro che sottomettermi alla sua voce ipnotica. Poi la sua pelle bianca, i suoi capelli scuri e quel sapore, che a volte avevo la sensazione di abbracciare mia figlia.
Quando se ne è andata la stronza si è portata via anche il mio caricatore del cellulare. “Non me ne sono accorta” mi ha risposto quando gliel’ho fatto notare. “Ma si vattene al diavolo, brutta puttana”
Non sono riuscito a dirle altro, né con la bocca né con il pensiero. E adesso che se ne è andata una stupida voce dentro di me non fa che ripetermi: “Dovevi chiederle di restare, così, senza sforzo, senza impegno, per fare qualcosa che né tu né lei avevate mai fatto prima…tu chiedere e lei restare.”
