Attenzione: leggere questo post solo se dotati di ironia, astenersi perditempo.
Stavo pensando, mentre scrivevo un messaggio wathsapp, alla politica, ai risultati di queste elezioni politiche. Mah. Eviterò le personalissime considerazioni su quelli che nei libri di giurisprudenza si chiamerebbero Tizio, Caio e Sempronio.
Mettiamola così: l’affluenza è stata comunque alta, il popolo è confuso, disorientato e stanco. È evidente che le occasioni arrivano a quelli che non ci hanno mai provato e che hanno giocato la battaglia su grandi temi che catturano attenzione e danno voce a malessere, timori e in alcuni casi grandi sofferenze.
Non posso dire se sia un bene oppure un male, mi pare più che altro un dato di fatto.
Nella confusione totale e profusa, a mio avviso i bisogni del popolo sono chiari al popolo e quindi, aldilà degli intellettualismi, ci si prova, si danno le occasioni.
Ma ecco, è questo che mi ha fatto fare un parallelismo situazionale con i sentimenti o forse con il modo di vivere i sentimenti e le relazioni moderno: la confusione, la poca voglia di fare fatica, la mancanza di reciprocità.
Ora, per fortuna non per tutti è così, ma nel contempo mi sembra una situazione estesa.
Si sente dire di tutto quando si parla in questi termini, addirittura che abbiamo i politici che ci meritiamo: scusate ma io non credo di meritarmi di stare mesi a casa dal lavoro (pur cercandolo in maniera seria e attiva) quando il lavoro è in Italia un diritto costituzionale.
Scusate, ma io pensionato non credo di meritarmi di dover fare la fame per arrivare a fine mese.
Scusate, ma io esodato non credo di meritarmi di stare in un limbo dove non lavoro e non percepisco pensione pur avendone diritto.
Scusate, ma io figlio di immigrati nato e scolarizzato in Italia non credo di non meritarmi il voto.
Scusate, ma io giovane non merito di lavorare con i voucher fino alla fine dei miei giorni o di essere un NEET acronimo di Not in Education, Employment or Training ovvero giovani esclusi dalle strutture scolastiche, occupazionali o formative.
Devo proseguire?
Insomma, io, piccolo pezzo di Paese, sono andata pur sempre a imprimere la mia crocetta e guadagnare il mio pezzo di democrazia.
Il punto è che forse non basta.
Il punto è che la serietà è mancata e manca molto di più a chi sta in Parlamento, evidentemente, e non vorrei farne una questione di fede politica, perché forse è proprio con quella che ci hanno messo il fumo negli occhi.
Mi pare che qui, e parlo per chi è rimasto, ce la stiamo mettendo tutta a convivere con la precarietà a 40 anni, a fare i figli a 50, ad andare in pensione a 70 e a non fare i choosy come ha detto qualcuno.
Houston m’arrangio?
Perché quello che arriva è questo.
Altro giro di promesse, altri provvedimenti di cavalleria: un sentimento che pare autentico e dopo tre mesi siamo già alla frutta ed è ancora qui che sta il mio parallelismo con le relazioni moderne: che qui a venirsi incontro e a fare progetti a lungo termine si fa fatica. Poi bisogna passare gli anni insieme per vedere i risultati ma di darti attenzione mi passa di mente, perché , insomma, io c’ho da fare!
Potrebbe essere il discorso dei miei ultimi 6 flirt, ma anche degli ultimi 5 Governi.
Stiamo a vedere.
Siamo sicuri che Mattarella non farà ghosting?
Insomma come diceva Alberto Sordi: “Quando si scherza bisogna essere seri!”